Gazzetta di Castelpoggio

Rosso di Carrara

Esiste un marmo la cui bellezza è seconda soltanto alla sua rarità, il "Rosso di Castelpoggio" ma ve ne un altro che tutti noi vorremmo vivamente che non venisse mai estratto: il "Rosso di Carrara":

La notte comincia a scolorire
una candela illumina un androne
per il cavatore, è ora di partire
al chiodato rumor dello scarpone.

Mentre sale al monte la mattina
e l’alba tinge il cielo in rosa
pensa con affetto alla bambina
che ha lasciato a letto con la sposa.

Ma non vi è tempo per il sentimento!
Perché è gia arrivato sul piazzale
un’ aquila si libra, alta, nel vento!
Maestosa e fiera, come un Generale.

Il gelo copre tutto con un sudario
la Tramontana, è una rasoiata!
Comincia il lavoro; ed è un Calvario
e la Resurrezion … Non è scontata!

Il marmo, di un bianco delicato
va strappato con sudore, e con fatica
al monte che lo tiene incastonato
per Carrara, è una sfida antica!

Di colpo di sente un ululare
di sirene azionate a più non posso!
La Morte, è scesa in un piazzale!
E il marmo la…Diventa rosso!

di Enzo De Fazio

'L forestier

Il forestiero, una poesia in dialetto carrarino di Enzo De Fazio composta appositamente per la recita nella scuola elementare Castelpoggio lo scorso Natale (2009). Una opera a mio avviso pregevole che in poche righe unisce dialetto, storia, cultura e integrazione senza far mancare la classica ironia campanilistica contro i cugini d'oltre Foce.

Castelpoz, iè un paes antich baluard  d’sta, tera Apuana dur a murir, sod  com un fich i vins la pesta!...E anch la fama! In questa tera, che al fu di Malaspina al passav la via Francigena, e del sal chi al caminav…Con la” pelegrina” i potev fermars,  p’r  arposar. Dla peda a n mirav’n ‘l color o se i v’niv da la Franza, o da l’Orient com  noialtri,  fioli del Signor anch se i parlav’n  diferent. ‘Nsema a i forestieri a sian c’rsuti zenta venuta da mili e pù,  paesi ma anè che a sian bon, propri con tuti! Ans pò voler ben!…Anche ai masesi!

Castelpoggio, è un paese antico baluardo di questa terra Apuana * duro a morire,forte come un fico** ha vinto la peste!...E anche la fame! In questa terra, che fu dei Malaspina passava la via Francigena, e del sale chi camminava … Con la “pellegrina”*** poteva fermarsi, a riposare. Non guardavamo il colore della pelle o se venivano dalla Francia o dall’Oriente! Come noi, figli del Signore anche se parlavano differente. Siamo cresciuti insieme ai forestieri gente venuta da mille e più, paesi ma non è che siamo buoni, proprio con tutti! Non si può volere bene!...Anche ai massesi.

* Castelpoggio per secoli è stato sede di una guarnigione militare, e una porta doganale
** La pianta di fico è famosa per la sua rusticità, e per rifiorire anche se malamente estirpato
*** Antica veste indossata dai pellegrini sulla via Francigena, che avevano diritto di asilo gratuito

di Enzo De Fazio

L'abbecedario del servo del nulla

PROLOGO
Gli uccelli delle coincidenze si sono posati sulle mie spalle
Già sento suonare di nuovo la tromba dorata del tradimento
ero consapevole che era un a voce alla quale non avrei resistito,
mi sembrava che davanti a me si aprisse uno spiraglio illimitato di LIBERTÀ
la distesa di quello spazio mi eccitava sempre di più.
si può morire di buon senso lasciandosi sfuggire ogni attimo...
la vita è un attimo, non c'è niente dopo....
per questo è basilare ardere della fiamma più viva
la sua luce non mi abbaglia il suo calore mi ustiona
sono io la fiamma
solo ciò che è sacro si può dissacrare,
oggi la gente ha paura delle passioni, il terrore degli scandali,
tutti quei falsi moralisti, puristi ci insegnano a passare la vita ...
AGGUANTATI NELLA RINUNCIA
la verità sai qual'è per me?
che ogni impulso che soffochiamo ci avvelena l'esistenza
l'uomo civilizzato non rinuncia al piacere cazzo
il solo modo di resistere ad una tentazione è di assecondarla.

Continuo a correre
Evasione

Do d novembra

‘L camp’sant, i ha pers la pace la zenta al va, e al ven, tuta ‘n furaz ‘l marm dle tombe, e di forneti i è  luz’chent, e lustrat al fin! L’aria, ‘nzà da la matina al sa d sapon, e d varichina. P’rcos, ‘l dì di morti la zenta al v’nirà, tuta ‘n montura donch, an’ s dovrà fari di torti passar da sprecisi, e far bruta figura! A s fa a gara a chi adà ‘l fior pu ross! ‘L pù bel vas, o ‘l lumin pù gross! Ma d sicur, a ne d far la mafia che a l’’nteress pù, chi iè… D’là! A ne cussì, che a s curerà ‘l dolor ma a portali p’r sempr drent al cor! Arcordans’li da vivi , soridenti senza fars stribiar da la pietà! I s’en adurmiti!... Movens con rispet lasan’li ‘n pace!... P’r l’eternità.

Il cimitero ha perso la pace La gente va e viene tutta indaffarata Il marmo delle tombe, e dei fornetti È lucente, e lustrato al fine! L’aria già dalla mattina Odora di sapone e di varichina Perché, il giorno dei morti La gente arriverà vestita bene Dunque non bisognerà offenderla Passando da sprecisi, e facendo brutta figura Si fa a gara a che ha il fiore più rosso Il vaso più bello, o il lumino più grosso Ma di sicuro non è la vanità Quello che interessa quelli che sono..Di la Non è così che si curerà il dolore Ma portandoli per sempre dentro il cuore Ricordandoceli da vivi, sorridenti Senza farci stritolare dalla pietà Si sono addormentati! Muoviamoci con rispetto Lasciamoli in pace!...Per l’eternità!

Commento: Un po di sano sarcasmo sulla maniacale corsa alla pulizia dei cimiteri in occasione della ricorrenza dei defunti. Una critica al culto dell'apparenza e alla vanità regnanti incontrastate degli ultimi decenni, anche sulla spiritualità. Forse dovremmo visitare più spesso i nostri cari estinti, ma con meno sapone al seguito e più amore nel cuore.

Tramontana

Aiè la Tramontana stamatina! Tuta la nota, adà bufat forta. Frisc’iand sul camin dla cuzina e raspand, a la p’rsiana, e, su la porta. Adà spazat ‘l zel col granaton rast’dat le foie, ‘n’tun mucet! Cavat i veci dai canton zelat i bozi, e la goza al rubinet! Senza che nissun a d’abi ciamata dal Polo adè v’nuta, zù, ‘n trasferta! ‘N tel mus al par na rasoiata e al pe’t’n i albri, a l’Umberta Un merl mez stralunat i s r’ndopiat, drent na mazera iè gonfi, tut sbarufat e s’arpar cussì, dala bufera. A l spach i lerfi, coi z’lon al tronch i osi, che al par na bastonata! Ma p’r contr; la sola soluzion! Adè quela…D’asp’tar d’estata!

C’è la Tramontana stamattina! Tutta la notte, ha soffiato forte. Fischiando sul camino della cucina E raspando,a la persiana,e,sulla porta. Ha spazzato il cielo con la scopa rastrellato le foglie in un mucchietto! Levato i vecchi dai cantoni gelato le pozzanghere, e la goccia al rubinetto! Senza che nessuno l’abbia chiamata dal Polo è venuta giù in trasferta! Nel viso sembra una rasoiata e pettina gli alberi a l’Umberta. Un merlo mezzo stralunato si e nascosto dentro un cespuglio è gonfio, tutto sbaruffato Si ripara così dalla bufera. Spacca le labbra, con i geloni tronca le ossa come una bastonata! Ma d’altra parte ,la sola soluzione! E quella…Di aspettare l’estate!

di Enzo de Fazio

Sulle orme di mio padre

Mattina di  primavera
Il sole occhieggia sui campi ancora ombrosi,
Il mare è una striscia all’orizzonte.
Il mio  passo desueto
Poggia sull’erba di rugiada
Davanti a me, mio padre
Vecchio, forte, vero, coraggioso;
Io arranco dietro di lui,
Sperando di non deludere un tale esempio.

di Andreaa

Temporal d’stata

"In estate sono molto frequenti i temporali, che a noi umani portano spesso solo un po di refrigerio, ma che in natura rappresentano spesso un pericolo mortale per molte specie, sia animali che vegetali. Invio questa poesia in vernacolo, anche come metafora sulla precarietà della nostra esistenza, spesso inermi come una capinera davanti ad eventi ineluttabili contro cui siamo completamente impotenti."

Agost:

‘L cald iè com un’animal
che i t stuss adoss, e ‘nt fa posar
che i t lich dapr’tut, con la so lingua
um’da e calda.
La “Vecia”a s scot i pè
e al bad sui teci arov’ntati
le zicale al sono’n ‘l mandulin
mentr, mosche, e moscon i fan ‘l contrapunt.
Po’ pin pianin, squasi d scosson
un casted d bambaza i nass sul Sagr
a man a man che ‘l temp i pass
i dovent sempr pù alt, squasi i voles furar ‘l ziel.
A la fin un coltron  ner com ‘l caped d’un pret
i copr nicò.
Tut a la tonda aiè un zitor, che i fa squasi paura.
tut ‘l mond iè ferm. Forsi i aspet la fin!

D colp a l’scrich na saeta…
Che a l sgrinf ‘l ziel ner, con un’ungiata d foch.
Po’ un tron com na varata, i da ‘l segnal
i b’taleri zelesti i apr’n le catarate
e d’acqua al ven zù…
A ramine, a canala, senza r’sparmi.

‘N’tun moment un fium d cicolata
i lav la via, p’r po’ scalamars drent i tumbin
un pasarot i fa apena atemp a r’ndopiars
drent al campanil.
Lampi e tron i fan la sfida
a chi al farà venir zù ‘l coperc.

‘L temp d’un’Ave Maria
e tut al pass!
Una boda a l’ardà fora, con i oci stralunati
le rond’ne al fan le sguidarede
‘n t’un linzol zelest
fresch d bucata.
Sol na capinera a s gos a ciamar
‘l fiol…
Ma lu i la pò sentir!…
Sot na maz’reta, con ‘l bechet zad apert
le penete sbarufate…Ie mort!
Afogat da un temporal d’stata.

di Enzo De Fazio

A mio padre

Per me sei stato
L’oasi nel deserto
Per me sei stato
La stella polare che guida il mio cammino.
Per me sei stato
Un’ala protettrice
Un nido accogliente
Un fuoco che riscalda
Una mano che sorregge
Un sorriso che perdona
Un coraggio che fortifica
Una dolcezza che tutto comprende.
Per me sei stato
E sarai sempre il migliore dei padri.

di Andreaa

A Carn’val ogni scherz i val

Una scherzosa poesia in vernacolo, che tratta le disavventure di un povero pensionato oggetto di irriverenti scherzi da parte di ragazzi mascherati:

‘L Carn’val d’ozidì, i è divers
‘l scherz, a vel zur, a ne na fola!
Ie trop dur, me a m trov spers
al toch zirar con la pistola!

A fev quatr passi zù, ‘n Marina
quand un, v’stit da Barbanera
i ma sparat con una carabina!
P’r un pel a no ‘ngodat la dentiera!

Un second dop, ‘nt’un moment
un bardason, v’stit com un ragn
d scoson, i me v’nut arent
e i ma schizzat na schifezza sul calcagn

un’altr, v’stit da pirata
con tant d man, fata a uncin
su un’och, i m ciocat na sab’lata
aio vist le stede, e tuti i Cherubin.

Na ninina, da indiana masch’rata
con do trezze, che al parev Pluto
‘nt’el cul a m s’ciocat na fr’ezata
dizend ”Io son Toro Seduto!”

A son tut un dolor!..Ma che zornata!
Un con un caned i m punt, urland, alè, alè
ma me ‘nt’el cul ai cioch na zampata
“Com a stai masch’erat da Pelé?”

di Enzo De Fazio

Il silenzio

Che silenzio !
Solo questa notte, dopo giorni mi rendo conto di essere tornato a casa.
Dalla finestra lo sfondo di un cielo stellato,
perfetto scenario a disposizione dell'attore principale...
Da quanto tempo non parlavo in silenzio con il firmamento,
da quanto non dialogavo con gli abeti di mio nonno
da quanto con le ombre create dalla luna.
Il silenzio ritrovato mi da gioia e pace,
la rabbia di averlo trascurato per mesi mi rattrista
da oggi è sicuro, mai più lo smarrirò.