Il Tirreno 03-11-2000
Ricordato il «Ben dei morti»
La scuola rispolvera le tradizioni, e risponde con il «Ben dei morti» alla consumistica festa di hallowen. Questa è la linea che caratterizza da ormai cinque anni il plesso Don Primo Corsini di Castelpoggio. Non c'erano zucche o atmosfere da brivido ad alimentare la riccorrenza del giorno dei morti, ma cibi genuini a base di farina di castagne e racconti. Il «Ben dei morti» dice uno dei promotori della festa l'arch. Andrea Morelli: «è una tradizione antica, organizzata dalle famiglie benestanti per sfamare meno abbienti e pellegrini». Una festa all'insegna della carità, tramandata anche attraverso i testamenti. Per rispolverare le tradizioni, Beniamino Gemignani ha raccontato ai bambini una vecchia favola dal tono cupo e moraleggiante. Gemignani ha poi spiegato le origini storiche del ben dei morti: «le famiglie benestanti oltre a lasciare agli eredi i terreni, scrivevano nei loro testamenti di perpetuare questa tradizione. La festa si è radicata a Castelpoggio, anche per la sua posizione geografica». Luogo di transito e baricentrico con i paesi circostanti, ogni anno era attraversata dai pellegrini e da coloro che tornavano a casa per pregare i loro morti. Gli abitanti accoglievano poveri e viandanti, ospitandoli negli essicatoi e offrendo loro prodotti a base di castagne. «La scuola nel paese e il paese nella scuola - così ha commentato il ben dei morti la direttrice del primo circolo Tiziana Riccobaldi - iniziative di questo genere compensano e integrano i rapporti umani. E' un modo per far conoscere le tradizioni ai bambini, e fare in modo che le testimonianze non cadano». (a.p.)
Dal quotidiano IL TIRRENO del 3 Novembre 2000 (Cronaca di Carrara)
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