METAMORFOSI A CASTELPOGGIO
In una casa-laboratorio di Castelpoggio il Sacro Cuore fotografico di Che Guevara incorpora l’icona di Emiliano Zapata, eroe rivoluzionario dei “peones” messicani. L’adoratore degli insorti si chiama Bruno Fantoni: 64 anni, idraulico, meccanico e muratore disoccupato da anni otto. Comunista Doc da quaranta; e bravo scultore per hobby… Lui è “castelpoggino”, vive in zona amena tra i boschi sul cucuzzolo della montagna, a 600 metri “quasi” sopra Carrara; laddove aria buona spira... Ma appena sotto le immagini dei “suoi” ribelli, ecco cos’ ha saputo fare questo compagno dallo scalpello che tira ad estrema sinistra: bella metamorfosi satirica, in marmi policromi. Il busto di Mussolini è magnifico, plasmato dallo statuario: mascella volitiva, atteggiamento da DuX; ma al posto dell’elmetto Fantoni gli ha scolpito il glande, o cappella: di forma bulbare, in semiconica dura “ciccia” di marmo. Il “Duce dècolletè” l’ha rifinito in marmo “portorino”. Adolfo hitler, in bardiglio, ha il volto allungato del topo di fogna: orecchie da sorcio, muso da ratto. George Bush: una faccia da bue in marmi colorati, con tanto di anello al naso e paio di corna vere, di una fu manzetta. Il Generalissimo Franco sotto la militare bustina, mostra un becco d’oca in giallo di Siena, e i piedi palmati dello starnazzante uccello da cortile. Allegorie, ma non troppo… Gli domandiamo come mai non abbia scalpellato Giuseppe Stalin, che dittatore tremendo anch’egli fu. “Lo farò, lo farò -replica Bruno Fantoni- lo farò... con l’effige di un lupo. Già, Stalin, tra breve diverrà licantropo di marmo, ad ululare ai venti nella steppa e tra le fronde di Castelpoggio. Grazie al compagno Fantoni la leggenda di uomini straordinari, nel bene e nel male, si rinnova nella pietra piegata. Il marmo, carbonato di calcio allo stato quasi puro, per far digerire ad alcuni la satira si tramuta in bicarbonato di sodio. La parola d’ordine che fuoriesce dall’assimilazione tratta di libertà di espressione artistica. Parola d’ordine che già scollina dalle Apuane ai teatri della Biennale di Scultura: categorica, ma significativa per tutti.
Da Agora di Giugno Luglio 2010 (V.P.)
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