(segue da pag 1) Una prima versione di quest’affascinante storia, vuole che il Vescovo di Luni fosse proprio Ceccardo, e che sia stato vittima della furia vichinga, un’altra invece afferma che il Vescovo trucidato fosse il predecessore Gualchiero, mentre Zicard, fu ucciso a Carrara, dove si era recato per comperare i marmi necessari alla ricostruzione della città, da alcuni cavatori insoddisfatti del prezzo loro offerto. Vi è addirittura una lapide marmorea di epoca medievale che data la morte del Vescovo nel 600 ma ritenuta dagli storici inattendibile, perché da alcuni documenti si conosce il nome dei Vescovi di quel periodo. Da qui comincia una serie di contraddizioni di cui non si hanno spiegazioni, la prima: perché il Vescovo è fatto passare per martire, visto che al tempo la religione cristiana era predominante, come mai le sue spoglie sono trasportate a Carrara, che nascerà ufficialmente oltre un secolo dopo, come testimonia la bolla Imperiale di Ottone I consegnata proprio ad un Vescovo di Luni. Non si spiega neppure la forte devozione popolare per un Santo “straniero”, tanto da obbligare il Papa Urbano VIII a elevarlo agli onori dell’altare nel XIV secolo. Attorno al 1609 la pieve di S, Andrea accolse le sue spoglie mortali, collocate sotto l’altare maggiore, e qui vi è un’altra contraddizione, con una Chiesa dedicata a un Santo, che contiene al suo interno le reliquie di un altro, senza contare che s’ignora dove fossero state poste per oltre 800 anni. Nel XV secolo fu costruita la Chiesa denominata Oratorio di San Ceccardo ad Aques, sottoposta di recente ad un sapiente restauro, contenente al suo interno una sorgente d’acqua che la leggenda vuole scaturita all’improvviso da dove la testa del Santo cadde a terra dopo essere stata spiccata dal busto, e con proprietà miracolose per tutte “le malattie della testa”. Questa è un’altra contraddizione, perché al tempo della sua uccisione, quella zona era certamente solo una selva impenetrabile, e il taglio della testa è certamente più verosimile per una esecuzione capitale, piuttosto che per una lite per interesse. Nel Duomo di Carrara, oltre al suo corpo decapitato, vi è un busto d’argento contenente il suo cranio, anche questa reliquia è stata costruita in due epoche differenti. Nonostante questi misteri, o forse proprio per questo, San Zicard è stato, per secoli, il santo più venerato in assoluto nella zona di Carrara, e soprattutto da tutti i ceti della popolazione, io mi ricordo che quasi tutti i cavatori fino agli anni cinquanta, portavano cucito all’interno del “matalò” (la giacca) una medaglietta con le effigie del Santo, e non vi era vigneto che non avesse sul palo di testa del pergolato, la stessa effigie inchiodata. La fiera di San Zicard che avveniva il 16 giugno, oltre a dare vita ad un antico proverbio “P’r San Zicard a s ved ‘l fich e ‘l card” ( Per San Ceccardo si vede il fico è il cardo), era per noi bambini una vera festa. Si svolgeva, dopo una processione, davanti all’omonima Chiesa, e per l’occasione una delle due strade che portavano in città, veniva chiusa per permettere la sistemazione dei banchi, ma soprattutto per fare la mostra del bestiame, a quei tempi importantissima. Oggi purtroppo con la perdita delle nostre tradizioni, anche la venerazione di questo “santo carrarino” è quasi scomparsa, addirittura molti giovani non ne conoscono neppure l’esistenza, in poco più di un ventennio si è perduto una credenza millenaria, risultato di una decadenza culturale inaccettabile, ma a mio avviso, purtroppo, ormai irreversibile.
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