(segue da pag 1) Il vasaio era un’altra attività indispensabile per quel periodo, esso forniva i contenitori destinati alla cottura e alla conservazione dei cibi come le pentole, e le anfore. La terracotta era l’unico materiale largamente usato a quel tempo, perché il vetro, così comune in epoca romana, era quasi totalmente assente nel medioevo. Alcuni mestieri era tenuti in alta considerazione, perché ritenuti quasi magici, come il fabbro, che con il fuoco forgiava i metalli, o il maniscalco, che bruciava e inchiodava le zampe di un cavallo senza che questi provasse dolore, o il carradore, l’equivalente del carrozziere moderno, perché riparava e costruiva i carri, ma soprattutto era in grado di fabbricare le ruote di questi, attività considerata al tempo molto difficile. Attorno all’anno mille, alcuni artigiani capiscono che associarsi è meglio che combattersi, nascono così le prima Corporazioni dei Mestieri.
Alcune di queste diverranno tanto potenti da influenzare la vita politica, riuscendo talvolta a scegliere un regnante a loro gradito, o tanto ricche da costruire palazzi grandiosi che spesso diventeranno le loro sedi. Alcune di queste adotteranno dei comportamenti che oggi non esiterei a definire per lo meno bizzarri, ma che con la mentalità del tempo erano considerati normali, un esempio: con il termine ciabattino oggi si definisce chiunque faccia per mestiere il calzolaio. Niente di più sbagliato, la Corporazione dei Calzolai, era nemica del ciabattino, considerato inferiore perché riparava le scarpe del popolo, mentre il calzolaio le costruiva per l’alta borghesia, di conseguenza un ciabattino per entrare nella Corporazione dei Calzolai, avrebbe dovuto fare solenne giuramento di non riparare più scarpe. Così come la Corporazione dei Medici, che consideravano il rapporto con il sangue e il corpo umano, molto disdicevole, e lasciavano le rudimentali operazioni chirurgiche, come i salassi, e la cura delle ferite, ai barbieri, mentre non avevano problemi ad assaggiare le urine dei pazienti per “analizzarle”.
Con il termine beccaio, si accomunava una serie di persone che svolgevano attività nel campo alimentare, come macellai, venditori di pollame e pesciaioli, ma anche gestori di osterie. La principale attività dei norcini, era la castrazione di animali. Provenienti dalla città di Norcia da cui presero il nome, queste persone svolgevano la loro attività stagionalmente, vi sono documenti che attestano quanto fossero apprezzati per la loro professionalità, in uno di questi si afferma che un tal Gasparino da Norcia, riuscisse a castrare in un giorno 200 maiali senza che “manco cad’uno ne morisse”. Attorno al XII-XIII secolo, con il riformarsi di una sorta di vita metropolitana, dovuta alla nascita dei Comuni, si assiste alla nascita di mestieri e figure professionali pagate dalla municipalità, come gli araldi, che avevano il compito di informare la popolazione degli avvenimenti importanti e delle decisioni prese dal Comune.
Nelle città le risorse idriche erano preziose, per tutelarle sorse la figura dell’acquaiolo comunale, questi non era il venditore ambulante d’acqua come si potrebbe pensare, ma colui che gestiva l’apertura dei pozzi per il rifornimento d’acqua alla popolazione, che avveniva a ore ben definite e per un tempo stabilito. Un altro mestiere comunale giudicato necessario ma fortemente odiato dalla popolazione era il boia. In un periodo in cui la giustizia era amministrata in modo violento, con largo uso delle tortura e delle pene corporali, il “Maestro di giustizia” com’era chiamato pomposamente il boia, era un mestiere destinato a una vita miseranda, spesso errabonda, per fare il proprio servizio anche nelle lontane viciniee. Su questo mestiere si hanno scarsissime documentazioni, ma esiste un libro scritto di proprio pugno dal boia di Roma di Papa Pio IX. Conosciuto con il nomignolo di Mastro Titta, il suo vero nome era Gianbattista Bugatti, e faceva il venditore di ombrelli, ma quando era chiamato dal Papa, diventava il boia, nelle sue “Annotazioni” descrive minuziosamente le sue 516 esecuzioni.
Vi erano poi mestieri considerati di alto livello, come il sensale di animali o di matrimoni, lo scrivano, e all’interno delle corti, il falconiere, che addestrava i rapaci per le cacce del Signore, e il giullare, che al contrario di quanto si possa credere, non era certamente “un pagliaccio”.
Con il termine beccaio, si accomunava una serie di persone che svolgevano attività nel campo alimentare, come macellai, venditori di pollame e pesciaioli, ma anche gestori di osterie. La principale attività dei norcini, era la castrazione di animali. Provenienti dalla città di Norcia da cui presero il nome, queste persone svolgevano la loro attività stagionalmente, vi sono documenti che attestano quanto fossero apprezzati per la loro professionalità, in uno di questi si afferma che un tal Gasparino da Norcia, riuscisse a castrare in un giorno 200 maiali senza che “manco cad’uno ne morisse”. Attorno al XII-XIII secolo, con il riformarsi di una sorta di vita metropolitana, dovuta alla nascita dei Comuni, si assiste alla nascita di mestieri e figure professionali pagate dalla municipalità, come gli araldi, che avevano il compito di informare la popolazione degli avvenimenti importanti e delle decisioni prese dal Comune.
Vi erano poi mestieri considerati di alto livello, come il sensale di animali o di matrimoni, lo scrivano, e all’interno delle corti, il falconiere, che addestrava i rapaci per le cacce del Signore, e il giullare, che al contrario di quanto si possa credere, non era certamente “un pagliaccio”.
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