Come già accennato in precedenza, con la ripresa dei commerci lapidei, attorno al 1730, Carrara vede il fiorire di nuove attività imprenditoriali nel settore dell’escavazione. Si registra una fortissima richiesta da parte dell’Inghilterra di marmi bianchi, grezzi e semilavorati, ad esclusione di quelli statuari. Dalla Russia provengono invece le maggiori richieste di marmi pregiati, e statue. Alcuni studiosi ipotizzano che la fortissima richiesta di statue e artisti carraresi tipica di quel periodo, si possa spiegare con la volontà di Caterina di Russia di essere in qualche modo considerata artisticamente all’altezza degli altri regnanti Europei, ma soprattutto per l’allentamento del divieto, fortissimo fino a quel momento, imposto dalla religione Ortodossa, sul possesso e esposizione di statue, giudicandone peccaminoso il tutto tondo. Questa pressante richiesta spinge molti a
intraprendere l’avventura dell’imprenditoria, così, in poco tempo, il numero delle cave passa da poco più di trenta, a oltre quattrocentocinquanta. Questi nuovi proprietari-mercanti, si accorgono ben presto, che è possibile vendere il marmo direttamente su mercati esteri, senza passare attraverso le antiche famiglie che a Carrara ne controllano il commercio, e a un prezzo nettamente superiore, incrementando così i propri guadagni. Questa situazione spaventa moltissimo le antiche famiglie del marmo carrarine, che temono di perdere il monopolio su l’estrazione e il commercio del marmo, così, dopo un primo momento di sbandamento, esercitano tutto il loro potere su Maria Teresa, e ottengono da lei, l’approvazione di un decreto che sancisce che il commercio del marmo è permesso solamente agli aventi diritto, cioè a loro stessi, e che da quel momento nessun blocco di marmo potrà essere venduto senza la loro intermediazione, garantendosi così nuovamente il pieno controllo sui prezzi. (continua a pag 2)
Il nostro medioevo di Enzo De Fazio
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