LA TRADIZIONALE FESTA DI SAN SISTO CHIAMA OGGI I CARRARESI IN MONTAGNA
Castelpoggio, Campocecina, Spolverina attendono l'annuale invasione di quanti, da questi luoghi, che si stanno attrezzando per il turismo, si godono panorami indimenticabili - Suggeriamo qualche itinerario
Oggi, festa della sagra di San Sisto, un'antica tradizione chiama la popolazione di Carrara a Castelpoggio, Campocecina e Spolverina. Già in un precedente articolo abbiamo parlato delle amenità e delle bellezze di questo paese. Oggi pensiamo di fare cosa gradita proseguendo il nostro breve itinerario montano. La Maestà di Castelpoggio si può raggiungere a piedi attraverso la via della Bandita fra campi e boschi oppure percorrendo la nuova carrozzabile per Campocecina. La Maestà è a circa 750 metri sul mare e qui vi era l'antico ospedale di San Sisto per l'assistenza ai viandanti che dalla Emilia, dalla Garfagnana e dalla Lunigiana valicavano il passo per Luni e Carrara e viceversa. E' un luogo incantevole dove anche la mano dell'uomo ha lavorato per renderlo più bello e attraente. Infatti nel 1924 il Corpo delle Foreste vi iniziò una piantagione di pini e di abeti che oggi sono una selva lussureggiante nella quale si possono passare mattinate e pomeriggi di riposo e di salute per il corpo e per lo spirito. I fratelli Nicoli di Codena hanno avuto la encomiabile idea di costruire qui un piccolo ristorante che la amministrazione comunale di Carrara dovrebbe incoraggiare e aiutare specialmente nella risoluzione del trasporto dell'acqua potabile con sistemi meccanici.
I colori più vari
Dalla Maestà partono diversi sentieri verso lunghe distese di prati che salgono fino alla sommità del Monte Pizza (circa 1000 metri sul mare) da cui si gode il più ampio, più esteso, più vario, più raro e più caratteristico panorama. In un unico giro di orizzonte si abbraccia con l'occhio tutta la costa e la pianura da oltre Livorno a oltre La Spezia; tutte le valli coronate dalla cerchia dell'Appennino tosco-emiliano dalle Alpi Liguri, al Cornoviglio, alla Cisa, al Sagro e all'Altissimo; e infine tutto l'incanto delle Alpi Apuane frastagliate dalle sue punte più acute ai ravaneti delle cave. Lo spettacolo del panorama immenso assume i colori più vari dall'azzurro del mare e del cielo, dal verde delle selve e dei prati, dal bianco dei marmi e dal viola scuro delle rupi e delle grotte. Assurge quello spettacolo a poesia indescrivibile quando sull'ora del mezzogiorno contemporaneamente si può udire il suono delle campane da Carrara, da Gragnana, da Castelpoggio, da Ortonovo, da Fontia, da Fosdinovo, da Marciaso, da Tendola, da Pulica, da Posterla, da Ceserano ecc. Bisogna averlo provato quello spettacolo per poterlo gustare e capire.
Itinerario fra prati e boschi
Dalla Maestà si può proseguire per la Doganaccia o Gabellaccia dove ancora esistono i ruderi della Dogana sul valico della via del Sale. Sulla sinistra della Gabellaccia una piccola valle di prati e di faggi dona il tono della poesia alpina col tintinnio del campano delle pecore che dalla Maremma qui vengono a passare l'estate. La località è chiamata "L'Alpe" (alpe per eccellenza) dove nei secoli lontani vivevano i lupi e gli orsi e dove una cinquantina di anni or sono i Peghini di Carrara hanno portato la vita con lo sfruttamento delle cave, con la costruzione di una strada per i carri, con impianti per la produzione dell'energia elettrica. Di quella vita e di quel progresso oggi purtroppo non resta che il ricordo nei ruderi degli edifici, nelle cave abbandonate e nella strada che va in rovina. Dalla Gabellaccia si procede, sempre per la via carrozzabile, iniziata 20 anni fa e non ancora finita, per Campocecina.
Campocecina e il suo avvenire
Siamo a 1300 metri sul mare, in una zona eminentemente alpina, che il lavoro dell'uomo potrà trasformare nella stazione climatica più originale e più caratteristica per la sua vicinanza col mare. Prima della guerra nello spazio di due o tre anni furono costruiti circa 12 chilometri di strada dalla Spolverina alle Capanne Ferrari. In 15 anni dalla fine della guerra, nonostante il nuovo clima di progresso sociale ed economico, non si è riusciti a costruire che altri pochi chilometri. I lavori sono in corso, ma procedono a singhiozzo, con le lunghe soste invernali, nell'attesa impaziente e snervante che a Campocecina si possa arrivare con gli automezzi che ora devono sostare a due chilometri circa di distanza .... Comunque l'iniziativa privata e di qualche ente ha già fatto qualche cosa di concreto. Il signor Micheloni già da circa un decennio ha costruito lassù con sacrifici il primo albergo: il "Belvedere". Il C.A.I. di Carrara da qualche anno ha costruito il Rifugio-ristorante e la ditta Walton a sue spese ha costruito un tratto di strada fino alle cave ai piedi del Sagro. Quando la strada arriverà al cuore della località di Campocecina, quando essa strada sarà completamente bitumata, quando il comune avrà formulato un piano regolatore con strade e piazzali e servizi, c'è da prevedere che l'iniziativa privata saprà fare di Campocecina, che ne ha tutte le prerogative e tutte le premesse, una invidiabile stazione climatica estiva e invernale, dove potranno affluire per la villeggiatura e le passeggiate gli amanti della montagna. Il discorso, che da Castelpoggio aveva preso le mosse, ci ha portato lontani ma non fuori dell'argomento. Castelpoggio resta al centro di quelle bellezze naturali che abbiamo descritto; resta sulla via di quelle mète turistiche future che ci auguriamo saranno raggiunte nel giro di pochi decenni; resta e resterà il luogo di più facile accesso per la immediata vicinanza alle città, alle marine apuane e alle grandi vie nazionali e internazionali di comunicazione.
di Angelo Ricci - Dal "Nuovo Corriere" di Firenze del 06-08-1961
Castelpoggio, Campocecina, Spolverina attendono l'annuale invasione di quanti, da questi luoghi, che si stanno attrezzando per il turismo, si godono panorami indimenticabili - Suggeriamo qualche itinerario
Oggi, festa della sagra di San Sisto, un'antica tradizione chiama la popolazione di Carrara a Castelpoggio, Campocecina e Spolverina. Già in un precedente articolo abbiamo parlato delle amenità e delle bellezze di questo paese. Oggi pensiamo di fare cosa gradita proseguendo il nostro breve itinerario montano. La Maestà di Castelpoggio si può raggiungere a piedi attraverso la via della Bandita fra campi e boschi oppure percorrendo la nuova carrozzabile per Campocecina. La Maestà è a circa 750 metri sul mare e qui vi era l'antico ospedale di San Sisto per l'assistenza ai viandanti che dalla Emilia, dalla Garfagnana e dalla Lunigiana valicavano il passo per Luni e Carrara e viceversa. E' un luogo incantevole dove anche la mano dell'uomo ha lavorato per renderlo più bello e attraente. Infatti nel 1924 il Corpo delle Foreste vi iniziò una piantagione di pini e di abeti che oggi sono una selva lussureggiante nella quale si possono passare mattinate e pomeriggi di riposo e di salute per il corpo e per lo spirito. I fratelli Nicoli di Codena hanno avuto la encomiabile idea di costruire qui un piccolo ristorante che la amministrazione comunale di Carrara dovrebbe incoraggiare e aiutare specialmente nella risoluzione del trasporto dell'acqua potabile con sistemi meccanici.
I colori più vari
Dalla Maestà partono diversi sentieri verso lunghe distese di prati che salgono fino alla sommità del Monte Pizza (circa 1000 metri sul mare) da cui si gode il più ampio, più esteso, più vario, più raro e più caratteristico panorama. In un unico giro di orizzonte si abbraccia con l'occhio tutta la costa e la pianura da oltre Livorno a oltre La Spezia; tutte le valli coronate dalla cerchia dell'Appennino tosco-emiliano dalle Alpi Liguri, al Cornoviglio, alla Cisa, al Sagro e all'Altissimo; e infine tutto l'incanto delle Alpi Apuane frastagliate dalle sue punte più acute ai ravaneti delle cave. Lo spettacolo del panorama immenso assume i colori più vari dall'azzurro del mare e del cielo, dal verde delle selve e dei prati, dal bianco dei marmi e dal viola scuro delle rupi e delle grotte. Assurge quello spettacolo a poesia indescrivibile quando sull'ora del mezzogiorno contemporaneamente si può udire il suono delle campane da Carrara, da Gragnana, da Castelpoggio, da Ortonovo, da Fontia, da Fosdinovo, da Marciaso, da Tendola, da Pulica, da Posterla, da Ceserano ecc. Bisogna averlo provato quello spettacolo per poterlo gustare e capire.
Itinerario fra prati e boschi
Dalla Maestà si può proseguire per la Doganaccia o Gabellaccia dove ancora esistono i ruderi della Dogana sul valico della via del Sale. Sulla sinistra della Gabellaccia una piccola valle di prati e di faggi dona il tono della poesia alpina col tintinnio del campano delle pecore che dalla Maremma qui vengono a passare l'estate. La località è chiamata "L'Alpe" (alpe per eccellenza) dove nei secoli lontani vivevano i lupi e gli orsi e dove una cinquantina di anni or sono i Peghini di Carrara hanno portato la vita con lo sfruttamento delle cave, con la costruzione di una strada per i carri, con impianti per la produzione dell'energia elettrica. Di quella vita e di quel progresso oggi purtroppo non resta che il ricordo nei ruderi degli edifici, nelle cave abbandonate e nella strada che va in rovina. Dalla Gabellaccia si procede, sempre per la via carrozzabile, iniziata 20 anni fa e non ancora finita, per Campocecina.
Campocecina e il suo avvenire
Siamo a 1300 metri sul mare, in una zona eminentemente alpina, che il lavoro dell'uomo potrà trasformare nella stazione climatica più originale e più caratteristica per la sua vicinanza col mare. Prima della guerra nello spazio di due o tre anni furono costruiti circa 12 chilometri di strada dalla Spolverina alle Capanne Ferrari. In 15 anni dalla fine della guerra, nonostante il nuovo clima di progresso sociale ed economico, non si è riusciti a costruire che altri pochi chilometri. I lavori sono in corso, ma procedono a singhiozzo, con le lunghe soste invernali, nell'attesa impaziente e snervante che a Campocecina si possa arrivare con gli automezzi che ora devono sostare a due chilometri circa di distanza .... Comunque l'iniziativa privata e di qualche ente ha già fatto qualche cosa di concreto. Il signor Micheloni già da circa un decennio ha costruito lassù con sacrifici il primo albergo: il "Belvedere". Il C.A.I. di Carrara da qualche anno ha costruito il Rifugio-ristorante e la ditta Walton a sue spese ha costruito un tratto di strada fino alle cave ai piedi del Sagro. Quando la strada arriverà al cuore della località di Campocecina, quando essa strada sarà completamente bitumata, quando il comune avrà formulato un piano regolatore con strade e piazzali e servizi, c'è da prevedere che l'iniziativa privata saprà fare di Campocecina, che ne ha tutte le prerogative e tutte le premesse, una invidiabile stazione climatica estiva e invernale, dove potranno affluire per la villeggiatura e le passeggiate gli amanti della montagna. Il discorso, che da Castelpoggio aveva preso le mosse, ci ha portato lontani ma non fuori dell'argomento. Castelpoggio resta al centro di quelle bellezze naturali che abbiamo descritto; resta sulla via di quelle mète turistiche future che ci auguriamo saranno raggiunte nel giro di pochi decenni; resta e resterà il luogo di più facile accesso per la immediata vicinanza alle città, alle marine apuane e alle grandi vie nazionali e internazionali di comunicazione.
di Angelo Ricci - Dal "Nuovo Corriere" di Firenze del 06-08-1961
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