La storia millenaria del continente Europeo, e stata divisa dagli studiosi in quattro grandi epoche, Classica, Medievale, Moderna, e Contemporanea. Con certezza la più violenta, e deleteria per le popolazioni del tempo fu il periodo medievale, anche se alcuni recenti studi hanno in parte ridimensionato questa convinzione. Io andrò ovviamente ad analizzare solo la situazione che si creò nell’Italia politica esistente al tempo, dove il faro di civiltà economica e militare, era rappresentato da Roma.
L’inizio di questa Era così nefanda, è fatto risalire alla caduta dell’ultimo Imperatore Romano, Romolo Augusto, avvenuta nel 476 d.c., che determinò la dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente. Quest’avvenimento aprì la porta a una serie di invasioni barbariche provenienti dal nord dell’Europa, che si abbandonarono a una spaventosa serie di razzie e stragi a carico di una popolazione inerme e terrorizzata, che ebbero come tragica conseguenza, l’innesco di una serie quasi ininterrotta di carestie alimentari, causate dall’abbandono dei campi per la fuga o la morte dei contadini, che debilitò ancora di più i pochi sopravvissuti, esponendoli a epidemie devastanti. Ogni forma di giustizia venne a decadere, e l’unica legge universalmente riconosciuta fu quella del più forte.
Quest’anarchia sociale ebbe anche la colpa di fare cessare quasi del tutto ogni forma di commercio, e di conseguenza, per il racchiudersi a riccio della popolazione in piccolissimi villaggi fortificati(Curtis), la circolazione di ogni forma di esperienza culturale.
In una società priva di qualsiasi forma di scolarizzazione, dove la principale fonte di apprendimento era rappresentata dall’"apprendistato" fatto all’interno delle varie botteghe artigianali, è evidente come la morte di pochi individui depositari di antichi saperi tramandati da generazioni, possa provocare una regressione, e di conseguente un imbarbarimento della Società. (continua a pag 2)
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