(segue da pag 1) A testimonianza di ciò basta pensare che per secoli, la circolazione monetaria cessò del tutto, sia per la totale mancanza di un’Autorità riconosciuta che potesse battere moneta, ma soprattutto per l’arretratezza tecnologica che, di fatto, aveva fatto “disimparare” le antiche tecniche metallurgiche. Ben più grave fu la perdita di conoscenze millenarie in attività essenziali alla vita dell’uomo, come l’agricoltura, al tempo unica fonte di sostentamento, di cui abbiamo ampiamente parlato, e l’edilizia, necessaria per costruirsi un riparo.
Mentre i Romani conoscevano benissimo la tecnica per fabbricare la calce, questa pratica fu dimenticata, e solo attorno al IX sec. si ricominciò a produrla ma a causa dell’uso di forni a bassa temperatura, era di pessima qualità L’uso del vetro per le finestre, comune al tempo dei Romani, scomparve quasi del tutto, sostituito da teli di canapa o lino, cerati o ingrassati, sufficienti per fare trapelare un tenue chiarore. Ne consegue che il materiale da costruzione di più facile reperibilità e a minor costo fosse il legno, tenuto insieme con semplici incastri, o pioli passanti dello stesso materiale.. Recentemente sono stati ritrovati nella Maremma toscana, i resti di un villaggio di epoca medievale, che ci ha fornito delle indicazioni sufficientemente precise sulla sua composizione. Circa dieci capanne di legno, erano posizionate a cerchio attorno ad una specie di piazza, circondate dai resti di una rozza palizzata. La capanna tipo era di forma rettangolare, di circa 6 metri per 4, sono stati ritrovati i fori dei pali principali infissi nel terreno con sassi forzati alla base, si presume che tra palo e palo, delle ramaglie facessero da supporto a mura di argilla seccata al sole, il tetto era certamente di paglia sostenuta da una intelaiatura di rami.
In un altro sito archeologico, alcuni anni fa furono ritrovati i resti di un’altra capanna, risalente all’alto medioevo, con al centro ancora ben visibile il segno di un rozzo focolare, formato da alcune pietre poste in cerchio, esaminando alcuni stati del terreno e stato possibile stabilire con sufficiente certezza che all’interno si vivesse in promiscuità con animali domestici, come asini e mucche, considerati troppo preziosi per lasciarli allo stato brado. Anche le coperture dei tetti erano rudimentali, mentre i Romani usavano correntemente le “tegulae” e gli “embrice” in cotto, nel medioevo erano prevalentemente di paglia, o in qualche caso fatte con una specie di tegole in legno chiamate ”scandole”. Solo attorno al IX secolo si cominciarono a costruire case in pietra, e comparvero le prime coperture di tegole piatte in pietra grezza, di solito ardesia o arenaria, ottenute con una semplice tecnica detta “a spacco”, consistente nel dividere pietre più grandi seguendo la naturale linea di frattura in orizzontale. Nei nostri paesi a monte, questo sistema è rimasto in uso praticamente fino a pochi decenni fa, tanto che è ancora presente nella memoria delle persone più anziane un sito sotto il Monte Sagro, dove per secoli si sono estratte pietre a questo scopo. Questo sistema di copertura mentre offriva un valido riparo dagli elementi naturali come pioggia o sole, comportava, dato il peso non indifferente, limitazioni nella costruzione delle case, edificate con mura spesse, e aperture piccolissime per non indebolirne la struttura, oltre ad influenzarne in modo significativo le dimensioni, imposte dalle lunghezze e resistenza delle travi in legno. Recenti studi archeologici hanno stabilito, studiando la tecnica di costruzione, come esistessero due tipologie di muratori; quelli di mestiere, di solito transumanti, e chiamati solo per edificare edifici importanti, e una specie di “fai da te” che usava manodopera locale, per la costruzione di edifici più umili.
Questa distinzione è stata possibile esaminando le mura, le prime, erano edificate con calce di buona qualità, e con pietre sottoposte a una squadratura e posizionamento regolare, sistemate alla rinfusa, murate spesso con malta scadente, ottenuta anche da sabbia marina, le seconde. In paesi come Colonnata e Castelpoggio, sono ancora visibili, negli edifici più antichi, quest’ultimo tipo di muratura, effettuato spesso con materiali di risulta, e con malta di pessima qualità, ma che per il poderoso spessore delle mura sono riuscite ad arrivare quasi indenni fino ai giorni nostri. Praticamente per rimparare la tecnica edile in cui Greci e Romani erano maestri, vedi il Pantheon, edificato addirittura prima della nascita di Cristo, si dovettero aspettare più di cinque secoli, a dimostrazione di come, soprafazione, guerre e odio, porti al genere umano solo arretratezza e sventura.
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