(segue da pag 1) Da questo vennero fuori importanti linee guida per la Chiesa, riguardanti problemi teologici come i Sacramenti, la penitenza, i dogmi ecc. ma anche alcuni estremamente pratici, sicuramente più vicini ai bisogni della gente. Ecco alcuni dei più importanti; i Vescovi dovevano risiedere all’interno delle diocesi, e fare frequenti giri pastorali per accertarsi delle condizioni dei fedeli, la principale attività del clero doveva essere la “cura animarum” cioè la cura delle anime, e l’insegnamento del Vangelo, i poteri temporali dovevano essere ridotti o addirittura accantonati, così com’era proibito l’accumulo di più privilegi, i preti dovevano essere formati nei seminari, e oltre a professare la fede, dovevano fare opera di convincimento presso i regnanti perché facessero “opere” ossia nuove Chiese, e che le stesse fossero specchio della grandezza di Dio. E’ in questo nuovo clima che a Carrara si da l’avvio ad un’edilizia ecclesiastica ferma ormai da più di cinque secoli, si cerca di costruire le nuove chiese in armonia con l’assetto urbano, anzi alcune nascono proprio con lo scopo, oltre a quello ovvio di luogo di culto, anche di importante elemento scenografico e monumentale per l’abbellimento della città. Si abbandona il severo e un po’ cupo Romanico, per il nuovo opulento, ridondante e aggraziato stile Barocco. Primo intervento in tal senso è senza dubbio la costruzione della chiesa del Carmine, posta accanto all’antico convento dei frati carmelitani, da cui deriva il suo nome, e al termine di Via S. Maria, principale asse stradale della Carrara medievale, è a pianta centrale, tipica delle chiese realizzate dopo il Concilio, possiede tre piastrini dorici per parte che sorreggono la volta e gli archi, sotto i quali sono posizionati i quattro altari. Consacrata nel 1605, fu interessata per quasi due secoli, ad un continuo arricchimento e abbellimento degli arredi sacri.
Altro tipico esempio di chiesa-monumento, è quella di S. Francesco, costruita nella prima metà del XVII secolo, appena fuori la città, in fondo allo stradone di S. Francesco che usciva dalla Porta Maestra e portava a Massa, con l’imponente scalone davanti all’ingresso voluto dal protonotaro apostolico Giovanni Matraino, che vista da lontano, per un gioco di prospettive, pareva quasi sospesa sul suo piedistallo di pietra, e che costituiva un colpo d’occhio scenografico eccezionale.
Ma è sicuramente la chiesa del Suffragio, quella che ci fa maggiormente capire questa nuova tendenza. Detta anche del Purgatorio, è l’unica ad avere una cupola, ed è posta in fondo alla strada che fino all’ottocento si chiamava “strada nuova” (oggi via del Plebiscito) strada che non porta da nessuna parte, costruita unicamente per valorizzare la chiesa stessa, piccola molto raccolta è considerata un gioiello del nuovo stile, è un chiaro esempio di chiesa costruita con i dettami della cosiddetta controriforma. Oggi è sconsacrata è usata come spazio espositivo.
Costruita nel tardo 500 la chiesa degli SS. Giacomo e Cristoforo, forse su lo stesso luogo dove sorgeva la piccola cappella dell’ antichissimo ospedale omonimo, è quella posizionata più in alto delle sei, possiede una sola navata a volta, sorretta da piastrini dorici, oltre a quello principale, anche questa possiede i classici altari laterali tipici del periodo, realizzati tutti in stile barocco.
Ma certamente la più bella chiesa carrarina è quella di S. Maria delle Lacrime, (del pianto) da anni sconsacrata per interminabili lavori di restauro. Costruita a metà del seicento all’incrocio tra la Via Carriona e un antico percorso medievale, ha davanti a se il ponte delle lacrime, successivo a quello levatoio presente nell’antichità, e alla fontana della sirenetta, è l’unica ad avere un portico, sostenuto da eleganti piastrini dorici, mentre all’intero dell’unica navata con soffitto a volta, sono presenti arredi marmorei policromi di pregevole fattura, e d’alto valore artistico, che impreziosiscono l’altare maggiore e i due laterali.
La chiesa delle Madonna delle Grazie fu iniziata da Alberico I ma ultimata da Alberico II nel 1676, con il contributo della famiglia di Pietro Del Medico, anche questo tipico esempio di come il clero dopo il Concilio di Trento, sia riuscito a coinvolgere nelle “opere” non solo i regnanti.
Anch’essa possiede una sola navata, ma al suo interno troviamo un prezioso presbiterio, opera dello scultore e architetto carrarese Alessandro Bergamini, che comprende l’altare maggiore monumentale, ricchissimo di marmo locale, realizzato con il tipico stile barocco del tempo, che dava un grande effetto scenografico all’insieme. Altari laterali in marmi policromi furono aggiunti nei secoli seguenti.
In Italia la costruzione di chiese seppure in misura ridotta continuerà anche nei secoli successivi, quasi sempre come voto dei fedeli per fare cessare le terribili epidemie di peste che erano frequenti in quei periodi.
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