Il Novembre 1944, sarà ricordato nelle storia della resistenza di Massa Carrara, come uno dei momenti più fulgidi di sacrificio, di abnegazione e solidarietà della gente apuana.
L'enorme dispiegamento di forze militari messo in atto dal Comando tedesco, facente capo al Maresciallo Kesserling i mesi di Novembre, Dicembre 1944 per annientare le forze partigiane operanti nelle retrovie della linea Gotica, composte da formazioni spezzine, lunigianesi, garfagnine e di Carrara e Massa che componevano la Divisione G. Garibaldi "Lunense", era in parte dovuto al fatto che il Comando Alleato dell'alto Tirreno, aveva deciso di rimandare l'avanzata alleata alla primavera dei 1945 dando la priorità dello sforzo bellico allo sbarco alleato del vallo atlantico in Normandia. Il proclama del Generale Alexander, che "consigliava" ai partigiani di nascondere le armi e tornare alle proprie case, per poi riprendere la lotta a primavera è la prova più eclatante della assoluta mancanza di conoscenza reale di come stavano le cose al di qua della linea Gotica, o meglio questo comportamento da parte alleata si potrebbe spiegare in due modi: il primo, il più ingenuo, come ho gia detto, che non conoscessero la situazione reale; il secondo che è il più probabile, quello della preoccupazione alleata che nel dopoguerra con la forza e l'armamento delle Brigate Garibaldine che erano le più numerose e di tendenza comunista queste divenissero determinanti per la instaurazione di un regime comunista e perciò un annientamento da parte tedesca delle brigate partigiane, andava in direzione della politica della "guerra fredda", gia in atto contro la Russia e i Balcani. I tedeschi si accorsero di questa tattica e così ebbero modo di distogliere ingenti forze dalla linea del fronte e impiegarle in un massiccio sforzo di annientamento contro le forze partigiane. Ed è in questo contesto, che si svilupperà poi l'accanita rabbiosa ed epica resistenza delle popolazioni e dei partigiani, contro i rastrellamenti, le distruzioni e le minacce di deportazioni e rappresaglie. L'attacco iniziale e massiccio, lo subisce a partire dal 23, 24 Novembre, la popolazione della valle dell'Isolone e Fosdinovo e la Formazione "D. Chierasco" comandata da "Orti", Lido Galletto, subisce il primo urto e tiene le posizioni, coadiuvata dalla popolazione sino al 28-29 poi dopo giorni di combattimenti, a corto di munizioni e la perdita di otto uomini e costretta a ritirarsi con il suo comandante ferito e che risulterà poi disperso. Il secondo urto lo subisce il distaccamento a Forte Bastione, della formazione "L. Parodi" di stanza a Castelpoggio, comandata da Francesco Tosi (Mario) e da Giovanni Bernardi (Ulisse) in qualità di commissario politico. Il distaccamento e formato da un mitragliatore leggero azionato da Azzolino Marselli, con altri tre compagni, Volpi Giuseppe, Tonarelli Luciano e Vasco Venturelli che resistono agli attacchi e all'accerchiamento sino a che hanno munizioni, permettendo cosi al resto della formazione di non venire accerchiata e retrocedere senza perdite, poi vengono sopraffatti e cadono con il mitragliatore ormai inservibile per mancanza di munizioni, in tre Marselli, Tonarelli e Volpi, mentre Vasco Venturelli cade ferito e viene catturato da una compagnia di "Alpejager" ( truppe di montagna ).
Vasco Venturelli
Venturelli, grondante sangue e senza essere medicato viene rinchiuso, assieme a una quindicina di civili rastrellati, nella scuola elementare e sottoposto a interrogatori incessanti, con pestaggi e torture per costringerlo a dire i nomi dei suoi compagni e comandanti. Il giovane subirà botte e torture ma non parla; non un nome uscirà dalle sue labbra tumefatte finché la sua faccia e il suo corpo non saranno una maschera di sangue; poi i suoi aguzzini decidono di fucilarlo contro il muro della scuola e il ragazzo che capisce e parla la lingua tedesca, con sforzo enorme tenta di alzarsi appoggiato al muro ed erigersi con dignità verso il plotone di esecuzione e quando un soldato si avvicina presentandogli una benda per gli occhi, lui rifiuta sdegnosamente. La gente rastrellata e obbligata dai tedeschi ad assistere a tutta la scena e racconta che a fucilazione avvenuta l'ufficiale tedesco che comanda il plotone di esecuzione lo schiera davanti alla salma di Venturelli e ordina ai soldati il "present'arm", cioè l'onore delle armi, portando la mano alla visiera del berretto e resta in silenzio riverente per alcuni istanti, poi con un gesto, forse dettatogli dall'eroismo del partigiano, libera tutti i prigionieri i quali dopo avranno la possibilità di raccontare come si sono svolti i fatti. Questa è stata la morte eroica di quattro partigiani socialisti della formazione "L.Parodi". Questo episodio segnerà l'inizio da parte tedesca del riconoscimento alle formazioni partigiane quali patrioti militari combattenti per la liberazione del proprio paese e non più dei fuori legge, trattati alla stregua di banditi e al CLN sarà data la qualifica dì governo regolare delle città e delle zone liberate e verranno definite le competenze territoriali da amministrare da ambo le parti sino alla fine del conflitto. Questi eroici giovani, che senza chiedere nulla, si sono sacrificati , dimostrando quale spirito di abnegazione li animava quando hanno scelto di salire sui monti per difendere la loro terra e la loro libertà ci hanno lasciata una eredità preziosa e inalienabile; possa il loro esempio essere di stimolo e insegnamento ai loro nipoti e pronipoti per momento in cui le circostanze lo richiedessero essere pronti a difendere queste nostre città, questo nostro paese da qualsiasi nemico che attentasse alla sua Democrazia e alla sua Costituzione.
Il discorso di Giorgio Mori (Presidente ANPI Massa-Carrara) in occasione della cerimonia commemorativa del 64° anniversario dell’eccidio di Castelpoggio (Domenica 24 agosto 2008)
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