Dall'apparizione dell'uomo sulla terra, religione e superstizione hanno sempre proceduto all'unisono, seguendo la razza umana nel suo lento progredire. Anche oggi alla soglia del terzo millennio, la superstizione continua ad essere presente nella vita sociale di molti individui, prova ne sono gli innumerevoli maghi e indovini che proliferano e prosperano sfruttando la credulità popolare. Molti pensano che furono i secoli bui dell'alto medioevo la culla in cui nacquero la maggior parte di riti e pratiche superstiziose, alcune delle quali hanno attraversato indenni i secoli per arrivare intatte fino a noi. Nulla di più sbagliato. Il medioevo contrasta fermamente, e con convinzione, la superstizione e le arti magiche, ma non riesce in alcun modo ad estirparle, così la Chiesa cerca di “cristianizzare” riti pagani che sarebbe impossibile e pericoloso estirpare completamente dalla tradizione popolare, alimentando, essa stessa, una forma di superstizione, con l'uso di reliquie e Santi, venerati spesso più dello stesso Dio, usando nei riti una lingua sconosciuta ai più come il latino, e imponendo regole spesso assurde, come il divieto di toccare con le mani, o di masticare l'ostia durante l'Eucarestia, pena terribili castighi. Per secoli si credette che solo guardando intensamente l'ostia durante l'offertorio un malato potesse essere risanato, ma infrangendo così la regola che imponeva al fedele di chinare il capo.
Esaminando attentamente la superstizione vedremo che essa è la continuazione di cose superate, scopriremo che è proprio la paura della divinità, e il tentativo da parte dell'uomo di ingraziarsela, con gesti, offerte, pensieri o parole che si pensa siano ad essa gradite.
Per millenni, la sopravvivenza dell'uomo è sempre stata intimamente legata ai prodotti della terra, questa situazione di dipendenza si accentuò ancora di più in epoca medievale, dove la stragrande maggioranza della popolazione traeva il proprio sostentamento da agricoltura e pastorizia, va da sé che anche la religione, e di conseguenza la superstizione, avessero il loro naturale campo d'azione proprio nelle attività rurali. (continua a pag2)
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