(segue da pag1) Ecco così riti come le processioni attorno ai campi con l'effige della Vergine, per proteggere le culture e invocare un ricco raccolto, chiaro richiamo alla dea Cerere di epoca romana, protettrice delle messi, rito questo molto sentito sopratutto nelle popolazioni del Sud Italia, dove è continuato fino agli anni cinquanta.
Altra figura emblematica, sempre nel centro sud, è sicuramente quella di San Domenico, protettore contro la rabbia, e il morso dei serpenti e dei lupi, venerato da millenni nel paese di Cocullo, con una processione e un rito a dir poco bizzarro. Mesi prima della processione che avviene in maggio, gli uomini del paese si recano nelle campagne a catturare decine di serpenti cervone, con cui cingeranno poi il collo dell'effige del Santo durante la processione, per poi liberarli alla fine del rito. E' chiaro il simbolismo dell'eterna lotta tra il male, rappresentato dal serpente, ed il bene, dalla figura del santo. Sono presenti anche due reliquie del frate benedettino, un dente molare, ed un ferro della sua mula, che si crede possa guarire solo appoggiandolo alla parte ammalata del paziente, mentre il dente serve per “segnare” gli animali e proteggerli dalle malattie, altra allegoria delle attività rurali.
Anche l'aldilà è ben presente e rappresentato nella superstizione popolare, alcune credenze sono arrivate fino a noi, come quella che si dice che durante la notte dell'Epifania sia possibile vedere i propri cari defunti; basta mettere sulla finestra una candela accesa fatta con le proprie mani. Per primi arriveranno gli angeli, poi i bambini seguiti dalle donne e dagli uomini, e per ultimi i dannati, tra i quali nessuno vorrebbe vedere i propri cari. Sono molti anche i luoghi “tabù” come castelli, case, ma anche semplici boschi, posti che la credenza popolare dice infestati da fantasmi, in dialetto che “a si arsent” (ci si risente) per macabri fatti che vi sono accaduti spesso solo presunti.
Fino agli anni sessanta poi, erano presenti nei paesi e nelle campagne italiane, le “guaritrici” ossia donne per lo più anziane, che si credeva potessero togliere la “stregatura” e “segnare” la paura. Il rito avveniva con acqua, simboleggiante la purezza e la vita, olio, materiale preziosissimo nell'antichità quindi a simboleggiare l'importanza del rito, e un lumino acceso, simbolo della presenza divina introdotto dal cristianesimo. Queste persone erano trattate con un misto di rispetto e paura dalla comunità, perché si credeva che fossero in grado di lanciare malefizi o effettuare sortilegi, come quello di tramutare le galline in galli. Fino a pochi decenni fa, la causa di questo fenomeno naturale, presente in tutti volatili, era sconosciuta, e in antichità è costato moltissimo a tante povere donne accusate di averlo provocato, alcune pagarono con l'emarginazione, altre con l'esilio, alcune addirittura, accusate di stregoneria, con la vita. Le galline, come tutti i volatili hanno un ovario ed un testicolo, fino a quando l'ovario produce uova il testicolo resta dormiente, ma quando a causa di vecchiaia o malattia, come ad esempio la pseudopeste, la produzione di uova cessa, questo si ridesta e immette nell'organismo della gallina massicce dosi di testosterone, che alla prima muta la fanno diventare a tutti gli effetti un galletto. Questo fatto strabiliante spaventava molto la gente anche in epoca moderna, tanto che nei miei ricordi di bambino, è sempre viva la figura del contadino vicino di casa, che quando questo fatto accadeva, prendeva di notte questa gallina, creduta addirittura indemoniata, la metteva in un sacco e la portava “a sperdere” nel bosco, “perché ormai era del Diavolo”.
Sono tantissime le superstizioni che sono arrivate intatte fino a noi, eccone alcune:
- Non si deve prestare il lievito di notte perché se no il pane non lievita
- La donna incinta se a voglia di qualcosa non deve toccarsi se no il bambino nascerà con una ”voglia” dello stesso colore.
- Prima di seminare il grano bisogna bruciare e spargere nel terreno le ceneri dell'ulivo benedetto a Pasqua l'anno prima.
- Solo la notte di Natale una “maga” può insegnare alla figlia o all'allieva i suoi segreti.
- Una donna durante il ciclo, non deve fare salse come la maionese, perché se no impazzisce.
- Per fare cessare un forte temporale bisogna gettare fuori dalla porta un pezzo dell'ulivo benedetto a Pasqua, e se non bastasse, la catena del camino.
- A tavola non bisogna essere in tredici, perché porta male.
Alcune di queste hanno una spiegazione legata a l'interpretazione dei testi sacri, come il tredicesimo a tavola, che chiaramente durante l'ultima cena, era Gesù e fu crocifisso.
Anche i giorni della settimana sono importanti nella superstizione popolare:
"Ne di Venere ne di Marte, non ci si sposa ne si parte" Marte era il dio della guerra e se si partiva si andava a morire, Venere era la dea dell'amore e lo sposalizio rappresentava un tradimento nei suoi confronti.
Bisogna dire che la superstizione ha provocato qualche volta l'effetto placebo dando spesso sollievo psicofisico, e qualche volta ha portato perfino qualche guarigione per autosuggestione, ma facendo una somma tra costi e benefici, si può tranquillamente annoverare la superstizione tra i flagelli più gravi che hanno afflitto per millenni l'umanità, forse peggiore delle stesse malattie infettive, perché mentre alcune di queste sono state definitivamente debellate, la piaga della superstizione è ben viva nella gente, e accompagnerà l'uomo forse per sempre.
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