(segue da pag 1) Esistono documenti che testimoniano come gran parte della popolazione terrorizzata dalla paura del morbo fuggì verso le campagne, trasportando così l’infezione verso luoghi che ne erano esenti, anche i religiosi fuggivano, scatenando nella popolazione la paura al tempo terribile, di morire senza il conforto dei sacramenti, racconta il Canonico Giovanni da Parma “…molti si confessavano quando erano in buona salute, sugli altari delle chiese giorno e notte erano sempre esposti la sacra Ostia e l’olio degli infermi, nessuno voleva portare i sacramenti se non qualche sacerdote che mirava a qualche ricompensa, i frati mendicanti, e i preti di Trento erano tutti morti…” Ma anche tra congiunti la paura della morte vinceva le cure parentali così scriveva un cronista fiorentino tal Malchionne di Coppo Stefani “…moltissimi morirono che non fu chi li vedesse, perché se uno si poneva sul letto malato il congiunto diceva “io vo per il medico” e chiuso l’uscio non tornava più”. A Venezia, le autorità comunali istituirono degli incaricati per prendere i morti e moribondi dalle case e dalle strade, e portarli alle fosse comuni scavate sulle isole di San Marcoboccalama o Sant’Erasmo e su il diario di Lorenzo de Monacis si legge che ”… moltissimi spirarono in queste fosse…”. Molte città, per cercare di non acuire la disperazione della popolazione, impedivano i funerali, e il suono delle campane a morto, che ”.. sbigottivano li sani, nonché li ammalati..”.
Com’era prevedibile molta gente attribuiva questa malattia ad un castigo divino, punizione per i dissoluti costumi della società del tempo, scatenando così in risposta il fanatismo religioso, mentre alcuni trovarono nel “diverso” il capro espiatorio, la causa di questa terribile punizione divina, si assistette così a terribili linciaggi di ebrei, ritenuti degli “untori” cioè coloro che propagavano la malattia, e poco importava se anche loro si ammalavano e morivano, esattamente come gli altri. Molte persone si trovarono poi da un giorno all’altro da straccioni nullatenenti, a ricchissimi ereditieri, beneficiando involontariamente della morte di lontani o lontanissimi parenti, e non trovarono di meglio per esorcizzare la paura della morte, che lanciarsi in una vita godereccia e crapulona, dove il lusso e la voglia di divertirsi erano le uniche priorità, tanto che passata la grande paura, per frenarla, molte città istituirono delle vere e proprie “gabelle sul lusso”. I nuovi ricchi pensavano che fosse inutile investire denaro in un domani tanto incerto, era sicuramente meglio spenderlo per circondarsi di cose belle e lussuose, ripresero così campo la pittura e la scultura, seguite dall’architettura, necessaria nella ristrutturazione di molte case in sontuose dimore. Ma fu soprattutto il tessuto sociale ad essere sconvolto da questa pandemia, la Chiesa fu obbligata, per rimpiazzare quelli morti, ad ordinare sacerdoti, giovanissimi chierici, che non avevano ancora terminato gli studi, ma che avevano certamente una mentalità più aperta, e una visione diversa della vita, nelle città i custodi del diritto come ad esempio i notai erano morti o fuggiti, dimostrando che anche senza un “regolare contratto” la vita continuava, stessa cosa accadeva per i medici, un tempo considerati semidei, ma che invece si dimostrarono particolarmente codardi, come ci testimonia il medico personale di Papa Clemente VI il francese Guy de Chauliac, che scrisse che solo l’onore lo trattenne dal fuggire ma che la paura del contagio lo terrorizzò. L’epidemia cessò intorno al 1350, ma da allora la peste divenne endemica per le popolazioni Europee, e si ripresentava, ora qui, ora la, con cadenza ciclica di circa dieci anni, ma nella sua tragicità la grande epidemia ebbe il merito di cambiare radicalmente il modo di vivere e di pensare della gente, che dopo secoli si scrollò finalmente di dosso il pregiudizio che il bello e l’agiatezza fossero cose o inutili, o peccaminose, e questo in ogni settore della società, aprendo così la strada a quel periodo luminoso e creativo che fu il Rinascimento.
Grazie dei complimenti. Per gli RSS studieremo il problema
Scritto da: emiliano | 05 dicembre 2010 a 17:09
Abbiamo un po 'di difficolt a sottoscrivere l'RSS, in ogni caso ho libro contrassegnato con questo grande sito, molto utile, pi pieno di informazioni.
Scritto da: guide in Russia | 04 dicembre 2010 a 11:48
Speriamo che l'influenza suina non ci prepari un'altra catastrofe così terribile
Scritto da: rosa | 29 aprile 2009 a 10:50