(segue da pag1) Sviluppa anche l'edilizia religiosa costruendo la chiesa di S. Giacomo e S. Cristoforo, e quella del Carmine, oltre alla costruzione di due importanti conventi, quello dei Minori Osservanti, e quello dei Frati Carmelitani. Alberico eccelle anche nell'arte della diplomazia riuscendo, non solo ad evitare di irritare o contraddire i suoi pericolosi e potenti vicini, ma addirittura riesce ad ottenere da essi importantissimi titoli e privilegi, cosi nel 1558 ottiene il titolo di ciambellano Imperiale, nel 1559 ottiene il diritto di battere moneta nel feudo di Massa, mentre nel 1568 appoggiato da Cosimo I dei Medici (riconoscente per avergli inviato mille fanti nella sua guerra contro Siena) riceve dall'Imperatore Massimiliano II d'Asburgo il diploma che eleva il marchesato di Massa a Principato, mentre la Signoria di Carrara a Marchesato, riesce poi ad ottenere per se, e tutti i suoi successori il prestigioso titolo di Principe del Sacro Romano Impero.
Stampa di Castelpoggio nell'età Albericana (clicca per ingrandirla)
Questo periodo di pace produce un benefico effetto sulla crescita demografica della popolazione, ma non sulla produzione agricola, che riesce a soddisfare solo per metà il fabbisogno interno, costringendo la città di Carrara, ad una costosa importazione di prodotti agricoli, sopratutto cereali.
Questa situazione spinge Alberico a cercare di rendere fertili e produttive le pianure verso il mare, che secoli di abbandono hanno trasformato in malsane paludi, chiama così un ingegnere, che aveva già lavorato in Garfagnana, tal Marco Antonio Pasis di Carpi, che con una serie di fossi e canali, riesce a bonificare i terreni attorno ad Avenza. Per incoraggiare i contadini a insediarvisi promuove una serie di sgravi fiscali, e di privilegi per tutti coloro che vi abiteranno, come si cita in una lettera che lo stesso Alberico invia al suo castellano di Aventia dove dice”... habbiamo sempre desiderato che l'Avenza s'habiti più che si può, e perciò si son date le esenzioni che sapete...”
Dal 1523 al 1531 una grave pestilenza aveva ridotto di molto l'estrazione del marmo, attività che Alberico non solo cercherà di rilanciare, ma che renderà parte dei suoi affari, fondando nel 1564 l'“Offitium marmoris” una società di cui lui stesso è un proprietario, regolamentò l'Arte del marmo, stipulando accordi con i più grossi commercianti di marmo, e proprietari di cave.
Nato per regolarizzare l'estrazione ed il commercio lapideo, l'Offitium marmoris si rivelò invece come una società monopolistica, che arricchì soltanto pochi nobili mercanti genovesi, chiamati a Carrara dal Principe stesso, di cui i più importanti furono senza dubbio i conti del Medico, che con gli enormi profitti edificarono uno splendido palazzo proprio in Piazza Alberica. Avendo il totale controllo su prezzi e tariffe, questa associazione di proprietari scelse di non investire denaro in nuove tecnologie estrattive, ma di impiegare una gran quantità di manodopera a basso costo, creando così vere legioni di operai poverissimi, che specialmente nella cattiva stagione, con le cave ferme, faticavano enormemente per sfamare le famiglia.
Nel 1574, Alberico istituì una commissione giuridica presieduta dal giurista Francesco Mascardi di Sarzana, con il compito di riscrivere gli statuti che ordinavano la vita cittadina. Questa mossa pose fine definitivamente a qualunque forma di autonomia Comunale, non tanto per una loro completa riscrittura, perché rimasero in sostanza gli stessi, ma per il fatto che furono promulgati unilateralmente, senza quel confronto con i cittadini adottato fino a quel momento. Attorno al 1620, Alberico riuscirà nell'intento di far dichiarare Massa “città Imperiale” dall'imperatore Ferdinando II, che gli concede anche l'autorità di creare conti palatini, privilegio concesso a pochissimi.
Alberico muore a Massa, il 18 gennaio 1625, all'età di 91 anni, convinto assertore del potere dittatoriale, ma profondamente legato al suo feudo, dove per quasi un secolo era riuscito a portare una certa prosperità, ma sopratutto la pace.
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