Una della più grandi catastrofi che colpì l’umanità in era medievale fu senza dubbio la pandemia, passata alla storia come la peste nera. Originata probabilmente in Asia, venne importata da prima in Sicilia, da navi genovesi provenienti dalla Siria, quindi si diffuse in Italia, e nel resto dell’Europa, ad una velocità spaventosa, e con effetti devastanti, uccidendo dal 1348 al 1352 più 25 milioni di persone, circa un terzo della popolazione del tempo. Ma i suoi effetti non finirono qui, innescò anche una tremenda carestia, che a sua volta dette origine ad una sfiducia generalizzata nei confronti dei governanti, che sfociò in sollevazioni popolari. Nacquero anche delle forme di ribellione nei confronti della Chiesa, in pratica una negazione dell’esistenza di un Dio, sempre invisibile, e che, anche se venerato, permetteva quelle terribili sofferenze, ripiegando sempre più spesso verso le antiche credenze pagane, ancora presenti soprattutto nelle campagne. Vi furono linciaggi di priori, rei di affamare con livelli e gabelle, i contadini stremati ad essi sottoposti; il clero vedendo compromessi i suoi privilegi cercò disperatamente una via d’uscita. Per ricondurre le masse verso una cieca obbedienza alle superstizioni, ed alle credenze cristiane, si pensò di incolpare di questa tragica situazione, le forze del male, che tramite degli alleati umani, erano responsabili di morti improvvise, fame, siccità, e quant’altro di negativo potesse accadere nella vita quotidiana, si creò così un nemico su cui scatenare la rabbia popolare.
Si volle far credere che esistessero delle donne, che per ottenere privilegi e poteri, si fossero votate a Satana, e che addirittura si accoppiassero con lui nelle notti di luna, ebbe così inizio una delle pagine più tragiche, e vergognose, nella storia millenaria della Chiesa, la caccia alle streghe. (continua a pag2)
Il nostro medioevo di Enzo De Fazio
La foto ad inizio articolo rappresenta il dipinto di Francisco de Goya, Il sabba delle streghe, 1797-98 (Madrid, Museo Lázaro Galdiano)
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