La Società medievale era composta di tre fasce sociali: oratores, bellatores, laboradores.
Com’è facile intuire la prima era costituita dai chierici, la seconda dai guerrieri, la terza dai lavoratori, ossia la plebe. Agli inizi del VIII secolo con l’invenzione della staffa e della resta, un cavaliere aveva la possibilità di caricare con una lancia senza essere sbalzato di sella, ebbe così inizio l’epopea della Cavalleria. Si sono versati fiumi d’inchiostro sulle imprese di mitici cavalieri senza macchia e senza paura, difensori dei deboli e degli oppressi, salvatori di povere fanciulle prigioniere di malvagi in oscuri manieri, ma la realtà è ben diversa.
Nella società del tempo solo il primogenito ereditava le sostanze del padre, mentre per gli altri figli, si aprivano due strade, il convento per le femmine, il monastero, o fare il cavaliere per i maschi.
Ovviamente stiamo parlando di persone d’alto lignaggio, non certamente di poveracci per cui la scelta primaria era di non morire di fame.
Il futuro cavaliere era addestrato fin dalla fanciullezza all’uso delle armi, sia a piedi che a cavallo, quando il maestro d’armi lo reputava pronto iniziava la sua carriera di cavaliere errante.
Anche se miti e leggende spesso autocelebrative, ce li descrivevano come campioni di virtù, altro non erano che mercenari, che durante i frequentissimi periodi bellici si ponevano al soldo di questo o quel signore, ricavandone ingenti ricchezze da razzie, quasi sempre a spese della plebe, o dal riscatto di prigionieri spesso d’alto lignaggio, mentre durante i rari periodi di pace, vivevano partecipando ai numerosi tornei, frequentissimi e molto seguiti al tempo, dove, oltre ai premi si potevano ricavare molti soldi dalla vendita delle armi strappata allo sconfitto. Un’armatura tipo di quei tempi costava circa come un appezzamento di terra, o a l’equivalente di venti paia di buoi, a cui va assommato il mantenimento del cavallo da guerra, di quello di riserva, e dei muli da soma, oltre naturalmente al sostentamento vitto, alloggio e vestiario, di uno o più scudieri, vi è poi da mettere in conto la manutenzioni delle armi, costosissima all’epoca, come si può ben vedere l’attività di cavaliere era una vera e propria piccola azienda ambulante. (continua pag2)
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