Dopo la nascita del Borgo attorno alla Pieve di S.Andrea, la popolazione di Carrara continua a crescere in maniera significativa, tanto che dopo la fondazione d’Avenza, si presume che la città sia stata elevata al rango di Comune, perché in un documento si legge, che i suoi Consoli, Militi, e Popolo, intervennero nel 1202, come garanti in un Lodo tra il Vescovo di Luni Gualtiero, e i Marchesi Alberto, Corrado e Guglielmo Malaspina.
L’economia di Carrara era ancora prevalentemente agricola, sostenuta in gran parte dalle vicinie, ( i futuri paesi) ossia comunità di villaggio composte di capifamiglia, che mal sopportavano il potere Vescovile sentito come un onere insopportabile, e perfettamente inutile al benessere della loro comunità.
Questo desiderio d’indipendenza da parte della classe meno abbiente, favorisce il graduale indebolimento del potere temporale vescovile, che in assenza di un potere centrale, aumenta di conseguenza l’importanza delle vicinie stesse, tanto che alcuni studiosi ipotizzano che Carrara sia stato il primo modello di comune federale, che comportava un’equa spartizione tra i suoi membri dei beni collettivi, e dei beni propri della comunità di valle, come lo sfruttamento di boschi e pascoli. Altri invece sostengono che le vicinie siano il risultato del risveglio dell’autorità comunale che si è verificata a partire dal XIII secolo. Di là dalle differenti interpretazioni del ruolo che le vicinie ebbero sulla nascita del comune di Carrara, il nostro territorio vanta la peculiarità di avere avuto un solo comune in tutta la vallata, con la sola eccezione di Castelpoggio, pur in assenza di una civitas.
Proprio per quello che riguarda il paese di Castelpoggio e curiosa la descrizione che ne fa Emanuele Repetti nel suo libro Sopra l’alpe Apuana ed i marmi di Carrara, ma che ci fa ben intendere come ogni vicinia sostentasse le altre.
…Il territorio alpestre e scosceso di Castelpoggio e Noceto, e i suoi numerosi rivi e sorgenti danno origine al Parmignola, che con Diploma del 1328 da Lodovico il Bavaro fu dichiarata terra di confine fra i Carraresi e Sarzanesi, non presenta veruna cava di marmo, perché di formazione affatto diversa da quella delle parti orientali. Quelli abitanti nulla si curano delle arti Carraresi, intenti che sono a condurre la prima vita patriarcale, cioè, pastorizia, resa loro più mite da ubertose raccolte di castagne, e abbondanti cacciagioni. Quei pochi tra loro che non sono proprietari forniscono la prossima Città di combustibili parte raccolti sul loro monte, e parte che vanno a provvedere nei limitrofi boschi della Lunigiana….( pag. 25. )
Attorno al 1233 esisteva ancora una blanda forma di vassallaggio a favore del Vescovo di Luni come si leggeva in un documento siglato dai Consoli e il Podestà di Carrara, che giuravano di assistere e servire il Vescovo contro chiunque, ma che in pratica molti leggono come una specie d’abdicazione da parte dello stesso, stillata solo per salvare qualche privilegio. (continua pag2)
Il nostro medioevo di Enzo De Fazio
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