Infatti a poco serviranno le minacce di scomunica che il Vescovo lanciava periodicamente contro i carraresi perché rispettassero gli accordi, tanto da giungere ad una specie di trattato di pace a cui partecipò anche Dante Alighieri avvenuto a Castelnuovo il 6 ottobre 1306 tra il nuovo Vescovo Antonio di Canulla, e il Marchese Franceschino, con altri Malaspina.
Il potere Vescovile finisce poi definitivamente nel 1313, quando l’Imperatore Enrico IV, lo spoglia di tutti i suoi feudi.
Nel periodo seguente le vicinie assumono sempre maggiore importanza ed autonomia, che durerà fino al XIX secolo, esercitando anche il potere normativo e legislativo.
Per quello che riguarda le notizie inerenti alla città di Carrara, queste si fanno più scarse, e si è costretti a fare ipotesi su avvenimenti estrapolati da documenti del trecento e del quattrocento, che riguardano interventi edilizi, o relativi alla rete stradale o idrica.
La formazione del comune non riuscì ad instaurare una stabilità politica, che avverrà solo in un secondo tempo con la formazione della Signoria, anzi questa mancanza di un centro di potere, portò la città a subire un numero altissimo di dominazioni diverse, essendo molto appetibile la sua posizione strategica, a cavallo di strade al tempo di grande importanza, come il percorso che attraverso Gragnana e Castelpoggio portava verso la Lunigiana, ma che poteva all’occorrenza sbarrare la strada ad eserciti invasori che valicassero il monte Bardone, oltre ad essere “terra cuscinetto” tra i territori genovesi e lucchesi, fra di loro acerrimi nemici.
Castruccio Castracani vicario Imperiale, si impadronirà di Carrara, Massa, e Sarzana nel 1314, durante il suo breve dominio, cercherà di rafforzare al massimo le difese costituite dalle fortezze già esistenti sul territorio, costruirà ex-novo quella d’Avenza, e amplierà quella di Massa, ma questo imponente sforzo bellico risulterà vano, perché alla sua morte avvenuta nel 1328, le terre di Carrara saranno messe all’incanto, ed acquistate dalla famiglia Spinola di Genova. Negli anni a seguire Carrara fu soggetta a diverse dominazioni fino a quando nel 1385, il popolo scelse di sottomettersi a Gian Galeazzo Visconti, non senza però un trattato che garantisse ai cittadini una certa autonomia in campo finanziario e politico.
Stipulato a Pavia il 7 giugno 1385 il trattato diceva tra le altre cose che:
Gian Galeazzo Visconti li accetta come sudditi e non li cederà mai ad altri.
Di non nominare vicario di Carrara e castellani delle fortezze gente non ghibellina.
La possibilità di rientro in Carrara a guelfi fuoriusciti.
La libera circolazione di granaglie, e la possibilità di imporre dazi sull’escavazione del marmo.
La possibilità di formare ordini, leggi, e statuti.
Di punire gli autori del patto scellerato tra Moneta e Castelpoggio(sfruttamento boschi e pascoli).
Di abolire le servitù personali ed ecclesiastiche che alcune persone hanno su quel Comune (Castelpoggio).
Gian Galeazzo fu chiamato il Conte Virtù, grande stratega militare, amante dell’arte e devotissimo, era anche megalomane, arrivando addirittura a spendere una fortuna per deviare a suo piacimento il corso del Mincio, ma anche di erigere quei capolavori che sono la Certosa di Pavia, ed il Duomo di Milano. Era anche capace d’azioni spregevoli come il tradimento del suo stesso zio Bernabò, o di imbarcarsi in guerre ingiuste contro diritti da lui stesso concessi in precedenza.
Riuscì nell’impresa di riunire sotto il suo dominio un territorio vastissimo, che divise tra i propri figli prima di morire di peste nel castello di Melegnano nel 1402. Ma questo feudo messo insieme con tante nefandezze e violenza, durò pochissimo, e cadde rapidamente a pezzi.
Il nostro medioevo di Enzo De Fazio
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