Con la caduta dell’Impero Romano, e le successiva invasioni barbariche vi fu una caduta verticale culturale e qualitativa della vita di tutti i giorni, a tutto ciò va assommato l’estrema instabilità socio-politica del tempo, che produceva guerre in continuazione tra i signorotti locali, guerre, che oltre a produrre morte e distruzione, di fatto arrestavano il normale processo di evoluzione socio-culturale.
Questa situazione durò per secoli, ed ebbe ripercussioni disastrose in particolar modo su un’attività vitale per la sopravvivenza come l’agricoltura, riportandola in molti casi indietro di secoli.
Nel basso medioevo l’attività agro-pastorale si poteva paragonare a tranquillamente a quella pre-romana, tanto era stata marcata l’arretratezza e l’assenza di miglioramenti tecnologici.
Attorno a l’anno mille nacquero i primi insediamenti rozzamente organizzati attorno alla residenza di un Signore, che poteva essere una persona singola o un convento; le “CURTIS”
Queste erano il centro, il cervello produttivo di un territorio magari vastissimo, che il Signore divideva in porzioni ed affittava ai “massari” dietro pagamento di un” livello”, ciò di un affitto riscosso solitamente in beni di consumo. Ma non vi era solo il livello da pagare, si doveva anche sottostare alle “richieste” e ai “servizi”.
Le richieste erano giornate di lavoro che il massaro forniva al Signore a titolo completamente gratuito, in determinati periodi dell’anno, ad esempio durante il raccolto, o l’aratura dei campi mentre i servizi erano tutte quelle cose necessarie alla sussistenza, ad esempio, bisognava pagare per raccogliere legna nel bosco, per macinare al mulino, per passare su di un ponte, o per macellare il maiale.
I massari in teoria erano “uomini liberi” ma in pratica erano proprietà del Signore, mentre gli abitanti delle Curtis erano a tutti gli effetti schiavi, privi di qualsiasi diritto, e considerati meno importanti degli animali da soma, perciò comprati e venduti come tali. Per far comprendere meglio al lettore cosa questa situazione comportasse per le persone, riporto il contratto che l’Imperatore Ottone I stipulò con il Vescovo di Luni, per la vendita della” Curtis de Cararia” in un diploma Imperiale datato 963 dove si legge ”cum casis, sedimentibus campis, vineis, pratis, pascuis, silvis, aquis aquarumque decursibus, molendinis, piscationibus, montibus, vallibus, planicebus, alpibus, servis et ancillis” (continua pag2)
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