Insieme al Geometra Farina, paesano dedito all'avventura, ci siamo inoltrati nei boschi alla ricerca del famoso "Mulin d'Flì" (Mulino di Filippo). Dopo non pochi tentativi a vuoto percorrendo sentieri alcune volte ciechi, abbiamo abbandonato i viottoli e ci siamo calati nel canale in località "Uida" (Villa) cominciando a percorrere il torrente verso valle come sprovveduti pesci d'acqua dolce attirati dal misterioso ed immenso mare. Increduli e con i piedi zuppi ci siamo trovati di fronte l'antica costruzione ubicata sulla parte sinistra del corso d'acqua in un punto in cui il canale si fa meno impervio. Perlustrando la zona abbiano riconosciuto muri a secco intorno alla costruzione, i due sentieri di accesso uno proveniente da località "Uida", ormai preda dei rovi, e l'altro ancora percorribile e lastricato proveniente da Ciretola. Abbiamo individuato canali che convogliavano l'acqua a monte del mulino, sulla sinistra, per poi sfruttarne la forte caduta sulla ruota della quale non è rimasta traccia.
La macina in perfette condizioni (clicca sull'mmagine per vedere tutte la foto della spedizione)
In perfette condizioni il piano sul quale girava la macina e la macina stessa. Il primo piano del mulino manca di tetto, due pareti ed ha un buco nel solaio nel quale e precipitata la macina, Il piano terra ha il soffitto a volta, nichie e macigni lavorati nei quali insistevano gli ingranaggi.
Mulino per di sopra
Il progetto del Mulino di Castelpoggio e di tipo "per di sopra": la ruota, detta a "cassetta", sfrutta il peso dell'acqua, che cade sopra le pale sagomate a cassetta. Questo tipo di ruota ha un più alto rendimento rispetto alla ruota "per di sotto", in quanto l'acqua non imprime solo il suo movimento, ma l'accompagna anche per parte della sua circonferenza. Questo tipo di ruota, adatta per grandi salti, non richiede grandi quantità d'acqua, ma che sia ben diretta e convogliata.
Uno schema della posizione e funzionamento del mulino. (clicca sull'mmagine per vedere tutte la foto della spedizione)
Qualche notizia
Non molti in paese ne conoscono l'esistenza e ancor più rari sono quelli che lo hanno visto fino al punto che in molti testi di storici carraresi si esclude l'esistenza di un mulino a Castelpoggio. Possiamo dire con certezza che prima di iniziare ad usufruire del mulino di Gragnana, come testimoniano i registri della Contabilità della vicinanza di Castelpoggio di fine 800', i Castelpoggini portavano le loro famose castagne seccate nei cannicci al Mulin d'Flì percorrendo le mulattiere con i muli carichi.
Un'intervista fatta a Francesco, uno degli uomini più anziani del paese può far risalire il mulino almeno alla prima metà del 1800 e ci fa capire il motivo dell'abbandono e l'ipotetica fine della ruota in legno: "Ne ho sempre sentito parlare ma non ho mai avuto la fortuna di vederlo in funzione, pero i miei nonni si quindi penso più o meno 150 anni fa. La ruota in legno dicevano che era stata portata più a valle in un mulino che aveva più acqua". Andrea Pucciarelli ci ha regalato invece l'origine del nome e qualche ricordo di infanzia: "Flì era il fratello di mio nonno, Filippo Ricci. Andavo spesso al mulino quando era piccolo a giocare oppure a cercare "coata" (covate) nelle piccole nicchie tra dei muri a secco del mulino nelle quali facevano il nido gli uccellini".
Non perdete il raro filmato della spedizione al mulino offerto da Castelpoggio TV
Interessante!!! avete "riportato" alla luce il vecchio mulino, aspetto il filmato!!!
Scritto da: Elisa | 09 ottobre 2008 a 14:44