Non molto tempo addietro è stata esaminata, proprio in questa sede (vedi post), una preziosa opera d'arte conservata nella chiesa di Santa Maria di Castelpoggio, si tratta di un lavoro ad altorilievo che rappresenta la titolare della chiesa ossia la santa Vergine con il Divin Figlio. Nell'occasione fu messa in evidenza la particolare grazia e l'atipica posa classicheggiante, tanto che fu evocato il nome del genio Michelangelo che come è stato facilmente messo in evidenza, documenti alla mano, non era estraneo a quei luoghi.
Le decorazioni di contorno all'opera mostrano altre raffigurazioni, il sole e la luna, opportunamente interpretati come simboli religiosi che indicherebbero il Vecchio e il Nuovo Testamento e due stemmi uguali posti sul lato destro e sinistro dell'incorniciamento che rappresentano un albero piantato su una piramide di tre monti, affiancato dalle lettere "P" e "S"; su questi porremo la nostra attenzione, trattandosi, secondo noi, della prima e, a quanto ci consta, unica attestazione dello stemma di Castelpoggio.
Completa l'apparato epigrafico un'iscrizione posta, alla base della cornice, ai piedi della nicchia che ospita l'immagine sacra e che recita Eccl.a S.Marie ivs p.r.vs vicin. Castripodii anno d.ni MDLVI XVIII martii, letteralmente Chiesa di santa Maria di giuspatronato della vicinìa di Castelpoggio anno 1556 18 Marzo.
All'epoca il castello di Castelpoggio era una delle "vicinìe" o "vicinanze" del comune di Carrara (insieme a Miseglia, Codena, Colonnata, Gragnana, Noceto, Sorgnano, Avenza, Moneta, Fontia, Bedizzano, Groppoli e Bergiola), le unità locali, strutturate come piccole municipalità, che formavano, fin dai tempi della dominazione lucchese, il tessuto insediativo del contado di Carrara. Non è noto se questi enti locali possedessero uno stemma e vale la pena spiegare che non era sufficiente possedere una qualche forma di autonomia giuridica per poter alzare un'insegna, occorreva che di questa ce ne fosse bisogno, come per esempio per marchiare la proprietà o la provenienza di un oggetto, un edificio o un territorio. In effetti di tutte le vicinanze di Carrara sono noti, oggi, esemplari tardi e non completamente attendibili soltanto dello stemma di Avenza. D'altro canto di moltissime località dotate di autonomia amministrativa sappiamo che non hanno mai posseduto un'insegna.
Più nitido, invece, il caso il questione, anche se il non aver reperito altri esemplari di questo stemma non ci permette un'attribuzione certa. Nel 1556 nel borgo presumibilmente esistevano due luoghi di culto; la cappella dedicata di San Sisto in un luogo del “castello” ancora non identificato e la chiesetta dedicata a S. Maria posta all’entrata del borgo di fianco all’attuale chiesa. Già quattro anni prima, “il 25-02-1552 la Vicinanza, con atto del Notaro D. Baldacci, aveva formulato un regolamento e la modalità per l‘elezione del parroco o rettore. Segno dunque che già si aspirava non solo alla chiesa più ampia ma anche all‘erezione della medesima parrocchia”. La data di inizio lavori per la nuova chiesa invece è ancora sconosciuta ma si sa che fu finita di costruire e benedetta solo nel 1583 e consacrata il 1 luglio 1584 con dedica ancora a S. Maria. Si può ipotizzare che l’opera d’arte in oggetto fu commissionata in previsione o durante l’inizio dei lavori di costruzione della nuova chiesa oppure che provenga da uno dei due luoghi di culto già presenti nel paese. L'epigrafe ci informa che nel 1556, lo iuspatronato apparteneva alla comunità locale, diversamente da una buona parte di casi dove questo privilegio era appannaggio di private famiglie o di istituzioni più rilevanti. La formula dello iuspatronato infatti obbligava l'intestatario a sostenere tutte le necessità della parrocchia, con l'unica gratificazione, oltre all'aver diritto della fruizione dei beni di proprietà della chiesa, di accelerare il transito nel purgatorio... Tra queste occorrenze erano previste anche la manutenzione e l'abbellimento dell'edificio anche con opere d'arte, com'è evidente in questo caso dall'iscrizione.
La presenza dello stemma di Castelpoggio sintetizza, attraverso l'immediatezza del linguaggio grafico, quanto espresso nel corpo dell'epigrafe e assume la stessa funzione svolta al giorno d'oggi, per esempio, dai loghi degli sponsor onnipresenti sui manifesti di eventi. E' una presenza tutt'altro che rara: nelle chiese gli stemmi di privati, di confraternite o di istituzioni ornano i basamenti delle lesene degli altari o le chiavi d'arco delle cappelle aperte sulle navate laterali o ancora le insegne del committente sono rappresentate su tavole dipinte o nell'incorniciamento di scene affrescate, secondo una consuetudine secolare tuttora praticata.
Le figure che compongono lo stemma rispecchiano il territorio circostante la località caratterizzato da una fitta macchia che riveste i crinali delle alture che si frappongono tra i valloni che discendono fino alla costa e le erte pareti delle Apuane. Una composizione molto diffusa nelle insegne di centri rurali collinari (più rara invece nelle insegne di privati) se non per le due lettere "P" e "S", che formano di sicuro un acronimo il cui significato è forse perduto e di difficile ricostruzione.
Il dibattito(vedi forum Iagi) in corso suggerisce diverse soluzioni tutte probabili (che si tratti di PopuluS, che si tratti di Podii) a cui noi aggiungiamo la possibilità che si possa trattare delle iniziali del cancelliere della vicinìa di allora, secondo la consuetudine del tempo di associare allo stemma della comunità, o più precisamente al sigillo di quest'ultima, le iniziali del fonzionario che utilizzava tali dispositivi di riconoscimento; se poi consideriamo la devozione degli abitanti a San Sisto possiamo anche provare a sciogliere l'acrinimo nello stemma "Populus Sancti Sixti". E' chiaro che ulteriori chiarimenti circa la natura e l'origine di questa particolare insegna potranno derivare solamente dal ritrovamento di altri esemplari, fatto che potrebbe capitare veramente in modo casuale, tra le carte dell'archivio parrocchiale, sui (pochi) documenti relativi alla vicinìa di Castelpoggio nell'Archivio di Stato di Massa o nella decorazione delle stesse campane ospitate nel campanile della parrocchiale. E allora saremo pronti ad incrementare le poche certezze qui riportate.
Da una collaborazione fra Vieri Favini e la Gazzetta di Castelpoggio
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