LA CAPRETTA TINETTA
Un racconto di Nilde da Castelpoggio scomparsa qualche anno fa. Un modo per studiare la storia e le tradizioni del paese, ricordare e fare omaggio ai nostri anziani.
Tinetta aveva il pelo lungo marroncino chiaro, e grandi occhi scuri. Non aveva le corna, ma solo due grosse protuberanze sulla fronte; la sua barbetta appuntita sotto la gola, le dava un'aria dispettosa, che si addiceva perfettamente al suo carattere. Era tempo di guerra. I miei fratelli Giulio e Settimo erano prigionieri; Giulio lo presero i tedeschi in Belgio, poi riuscì ad evadere dal campo di concentramento, ma fu catturato dagli Inglesi che lo portarono a Manchester; Settimo venne fatto prigioniero in Germania. A casa era rimasto mio fratello Enrico, perché era troppo giovane per la guerra. Abitavamo in una casa isolata: non c'erano altri bambini con i quali giocare. Erano brutti tempi; si pativa la fame e il latte della capretta era una vera e propria benedizione, poiché avrebbe dovuto sfamare me, i miei genitori e mio fratello Enrico; gli alimenti a cui si aveva diritto con la tessera non bastavano mai. L'arrivo di Tinetta fu una festa per me e per mio fratello. Il giorno del suo arrivo, dovetti preparare l'ovile fatto con vecchie tavole di legno e foglie di gelso, così, visto che si stava avvicinando l'inverno e il primo freddo cominciava a farsi sentire, Tinetta sarebbe stata ben protetta.
Durante l'inverno la capra mangiava il fieno, ma a primavera la portavo al pascolo. Era divertente, anche se mi faceva disperare. I luoghi che preferiva erano i più impervi; senza timore si arrampicava in luoghi pericolosi per me per cercare gli arbusti, ed io dovevo vigilare affinché non scappasse, in quanto se ciò fosse accaduto, avremmo perso la nostra preziosa fonte di sostentamento. Tinetta era molto birichina: approfittava di ogni mia distrazione per allontanarsi e andare nelle vigne vicine e banchettare con i tralci più giovani e teneri. Guai se la vedevano i contadini! Quando accadeva, quest'ultimi cominciavano ad urlare contro di lei, ma soprattutto contro di me, perché avrei dovuto tenerla d'occhio. Piena di paura la rincorrevo e lei, dispettosa, non voleva lasciarsi prendere e fuggiva veloce sulla strada verso casa, dove poi inevitabilmente dovevo sorbirmi anche i rimproveri della mamma. Nonostante queste disavventure ero molto affezionata a Tinetta, perché era la mia unica compagna di giochi. Avevo imparato anche a mungerla, anche se i primi tentativi erano stati catastrofici: un movimento brusco della capra, ed ecco che una zampa finiva nel secchio e così dovevo buttare via il latte munto o addirittura capitava che il secchio si rovesciasse. Per fortuna non ci mancarono mai latte, burro e anche qualche "formaggetta", che mangiavamo con gratitudine. Una primavera nacquero tre bei capretti, bestiole vivacissime che per qualche tempo furono il mio divertimento preferito. All'improvviso però scomparvero, e mi fu detto che erano stati venduti a qualcuno...ci rimasi molto male.
Da "I nonni racontano - Autobiografie degli anziani per un archivio della memoria" Fonte Internet: www.ass-promidea.it
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