La storia a lieto fine della lapide ci permette , a questo punto, di richiamare la Carrara risistemata e adornata da ALBERICO I CYBO MALASPINA, a cui si lega per quasi un secolo la storia della città e a cui si deve di fatto la sua prima vera organizzazione urbanistica. Sappiamo che Alberico regnò per ben settanta anni, dal 1554 al 1623 e che ebbe due mogli; dalla prima - Elisabetta della Rovere di Urbino - ebbe un figlio maschio; dalla seconda - Isabella di Capua - ebbe un maschio e tre femmine. E' con Alberico che si instaura la modernità a Carrara, al posto della gretta e ancor feudale dinastia malaspiniana precedente. Il perimetro cittadino sotto di lui si dilata; il castello (l’odierna Accademia delle BB. AA.) si avvia a divenire Palazzo, mentre le rocche di Avenza e di Moneta si trasformano in fortezze adatte per l'uso delle armi da fuoco; l'industria marmifera è incoraggiata e protetta in vista dei più ricchi mercati della penisola iberica, dove risiede la guida economica del mondo americano scoperto da poco… Infine sorge a Carrara un seminario di artisti e artigiani destinati a far conoscere anche fuori d'Italia l'uso del marmo per l'arricchimento dei centri urbani e per i luoghi di culto, i sepolcri, i cenacoli artistici e scientifici, le dimore dei ricchi commercianti, le ville principesche
Vale la pena di leggere parte di una famosa lettera che nel 1602 Alberico inviò all'amico Duca Caracciolo della Tripelda (o Tribalda) (Napoli) per descrivergli, con quanto orgoglio lo sentirete, il suo Stato e in particolare Carrara… E' dell’anno 1602… Con diploma 23 agosto 1568 l'imperatore Massimiliano II aveva già insignito la città di Carrara del titolo di marchesato:
“Il Marchesato di Carrara è cinque miglia discosto da Massa per il monte e otto per il piano. Quella terra è in piano et è di 450 fuochi, ma di gente civile, et adornata tutte le case et chiese di marmi, e con strade pulite, e due piazze belle assai, con il suo castello molto vago, ma piuttosto palazzo. E quasi per mezzo la terra passa un fiumicello chiarissimo, pieno di trote; e fuori sono più giardini con rivi et fonti et acque freschissime. Sta posta in una valle quattro miglia dal mare, et ha tre valli alle spalle. In una, che va in Lombardia, vi sono il castello di Gragnana et più alto l'altro di Castelpoggio, con tre casali, fra tutti di 280 fuochi. L'altra valle camina alle alte e gran cave di marmi, dove i Romani fecero cave meravigliose; e v'è l'antichissima terra di Torano, vicino al fiume, di 130 fuochi; e da Carrara all'ultima cava vi sono cinque miglia, in modo che conviene con carri tirare quei gran pezzi al mare da otto o nove miglia, con non poca spesa. Nella terza valle si cammina ad altre cave di marmi et terre e luoghi, e sono discoste due miglia quella di Bedizzano di 130 fuochi, situata in colle amenissimo, con molti fonti e giardini et boschi di castagni, quale ha Miseglia, Codena e Berzola, casali di 180 fuochi fra tutti. E più innanzi tre miglia si cammina per una valle strettissima e con passi difficili al castello di Colonnata, posto in sito forte per ogni occasione di ritirata, et è solo di 70 fuochi. Dissi che Carrara è discosta da mare quattro miglia, il qual paese è per due miglia una valle amenissima, piena di vigne, olivi e castagni su monticelli suoi; et per il piano, che in mezzo corre il fiumicello Carrione, si vegono arbori con vigne e prati e boschetti di pioppi. In su la man destra, a mezzo camino, è posto il Castello di Moneta, murato la terra e la rocca all'antica, che con tutto ciò resta assai forte; et è solo di 100 fuochi in circa; e più Fontia e Santa Lucia, casali di 60 fuochi. In capo della valle di due miglia, che dissi, si arriva in pianura al mare deliziosa; et appresso a quella, in strada di camino ordinario, v'è il castello di Lavenza, con una rocca gagliardissima di muraglie, se bene anch'essa all'antica; e la terra perchè già fu ruinata et è poco buon aere, non vi sono che da 60 fuochi. Et v'è la Posta, che l'altra è in Massa. Resta Lavenza in bellissima vista, con il fiume che passa alle mura, e in mezzo di boschi di ginepri, ove sono caccie di lepri e di volatili; et è a tiro di sagro al mare, e scopre campagna dritta di trenta miglia fin a Pisa; et è all'incontro poco meno alla antichissima città di Luna, distrutta del tutto e delle vestigie sue fabbricata la città di Sarzana, con molti castelli sopra colli che già erano della Casa et hora sono della Repubblica di Genova…"
Come si vede, secondo il calcolo di Alberico nel 1602 l'intiero comune di Carrara comprendeva 1460 fuochi, vale a dire, ritenendo che ogni famiglia fosse composta di cinque persone, poco più di 7000 abitanti. L' Avenza era situata presso la riva del mare. Marina naturalmente non esisteva, come non esisteva Fossola; mentre Moneta, compresi i "casali" di Fontia e Santa Lucia, era una delle "ville" più popolate. Alberico fece anche compilare l'elenco nominativo sia di tutti i "fuochi", cioe' i capi famiglia, "di tutta la Valle di Carrara et Terra di essa"; sia dei carraresi che erano emigrati altrove, cioè " tutti quelli ch'erano già fuori… n° 335, che hora non si sa …
Alberico è una figura che si rivela decisamente moderna. Il suo assolutismo, consono ai tempi, è temperato dal rispetto degli statuti e Ordinamenti vescovili. Lo anima un fervore di opere senza riscontro nel passato della città. Ogni velleità di ritorno al potere temporale da parte del vescovo di Luni e dei Priori lucchesi del Duomo di S. Andrea è definitivamente tramontato. tuttavia sono garantite la più ampia libertà di culto e l'autonomia della Chiesa nel campo spirituale. Allo stesso tempo però non viene posto alcun limite all'interpretazione scientifica di fenomeni e avvenimenti. Ad esempio, Alberico è affascinato dalla polvere da sparo e dai suoi impieghi nell'escavazione del marmo, come dalle scoperte in ogni campo. I MILITES e gli HOMINES del passato, come categorie sociali, sono ormai confluiti in un solo ceto di industriali, artigiani, commercianti, professionisti, artisti da cui provengono i membri delle numerose magistrature cittadine. Siano ancora lontani naturalmente dalle elezioni vere e proprie di rappresentanti del popolo, ma i servi della gleba sono scomparsi e, attraverso la più diffusa istruzione e i maggiori contatti con le grandi città italiane, dovuti al lavoro degli artigiani carraresi e all'impiego del marmo sempre più crescente, sorge una classe dirigente stimata e riconosciuta. Alberico muore a Massa il 18 gennaio 1623 all'età di 91 anni lasciando un ricordo indelebile e non solo nel suo stato, se è vero che un grande scrittore e filosofo come Voltaire (Francois-Marie Arnouet, Parigi 1694-1778 ) al capitolo XI – “Istoria della Vecchia” del suo CANDIDO, fa dire alla vecchia e miserabile schiava:
" Io non son stata sempre cosi' come mi vedete, con gli occhi cisposi e orlati di scarlatto… né sempre serva stata son io. Io son figlia di papa Urbano decimo (? Attenzione, questo papa non è mai esistito! C'è stato un Urbano VIII, dal 1623 al 1644! ndr) e della principessa di Palestrina… Fui fino all'età di quattordici anni allevata in un palazzo, a cui tutti i castelli dei vostri baron tedeschi avrian potuto servir di stalla; e valeva più un de' miei abiti che tutte le magnificenze della Vesfalia. Crescevo in bellezza, in grazia, e in talento, in mezzo a' piaceri, agli ossequi ed alle speranze, e inspiravo già amore: quali occhi! quali palpebre! quai ciglia! quali fiammelle scintillavano dalle mie pupille, e oscuravano il fulgore delle stelle! come diceanmi i poeti del luogo. Io fui promessa in isposa a un principe sovrano di Massa di Carrara…Che principe! impastato di dolcezza e di vezzi, pieno d'uno spirito brillante, e d'un fervido amore. L'amavo qual suole amarsi ne' primi amori, con idolatria, e con trasporto. Le nozze eran già preparate, con una pompa e una magnificenza inaudita; non si trattava che di feste, di scarrozzate e di burlette in musica a tutto pasto; e si fecero per tutta l'Italia de' sonetti sul mio soggetto…"
Ad Alberico succede il nipote Carlo I di 42 anni, figlio del primogenito Alderano, citato nella lapide, che era premorto al padre nel 1606. Sotto il governo di Carlo I Carrara continua la sua trasformazione urbanistica, progettata e iniziata da Alberico come si diceva, e trova - si può dire - la sua sistemazione definitiva.
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