Anche Castelpoggio ha una sua piccola parte negli avvenimenti ed i moti per l'unità d'Italia. In quegli anni il paese, come la città di Carrara, dipendeva dal Duca di Modena Francesco V. Quest'ultimo per reprimere le agitazioni rivoluzionarie che si ripetevano nel carrarese pose la città in stato d'assedio, e istituì tribunali militari per procedere contro chiunque appoggiasse la rivolta. Il libro di Castelpoggio di Angelo Ricci cita due dei nostri paesani condannati a morte e fucilati il giorni 11 dicembre 1858 a Carrara, per la loro attività in favore dell'Unita d'Italia:
- Pucciarelli Giovacchino di Giovanni Domenico e fu Angela M. Giromini, di 33 anni, abitante alla Casa Nova
- Partigliani Adriano di Francesco, nato a Giuncugnano in Garfagnana, abitante qui a Miaterra, di anni 23
Ancora il libro di Castelpoggio "Un paese del comune di Carrara con mille anni della sua storia di Don Angelo Ricci. Edizioni Centro Studi storia locale, 1984" cita due compaesani che seguirono Garibaldi in alcune sue campagne:
- Rocchi Domenico Andrea fu Francesco e fu Giromini Francesca, sposo di Rossi Maria, morto il 4.11.1918 alla età di anni 76.
- Rossi Paolo vulgo Andrea fu Domenico e fu Elisabetta Pucciarelli, sposo di Stefani Margherita, morto il 24.6.1919 alla età di anni 79.
Infine riportiamo il racconto di una battaglia svoltasi alla Spolverina il 12 maggio 1859, tratto da libro "Storia della Rivoluzione Italiana" di Paolo Mencacci. Il racconto cita Castelpoggio solo marginalmente però, è una testimonianza su come Castelpoggio come luogo di frontiera abbia se non partecipato almeno assistito da molto vicino ai motti rivoluzionari. Il brano è posto all'interno di una lettera di protesta del Duca di Modena contro le continue aggressioni:
"Di fronte quindi a un così aperto attentato contro il diritto delle genti, a una così flagrante violazione dei Trattati, alla usurpazione a mano armata ed in piena pace di un territorio che ci appartiene per diritto di eredità ed in forza dei Trattati, dobbiamo a Noi stessi, dobbiamo ai nostri sudditi fedeli, e a quelli ancora che perfidamente fossero stati traviati, il protestare altamente, come effettivamente protestiamo colle presenti, contro ogni atto del Governo sardo e de’ suoi agenti dal giorno 28 dello scorso aprile in poi, giorno della loro violenta intrusione nel Nostro Stato * [Dicemmo più sopra come i Commissarî sardi stessero pronti a’ confini insieme con carabinieri e milizie della Marina Real Navi, e come a queste ed a quelli si unissero poscia numerose bande di fuorusciti e da 7 in 800 uomini della guardia civica mobilizzata di Genova, che tentavano irruzioni in Lunigiana e molestavano i territorî ducali. Al primo attentato avvenuto in aprile, un altro se ne aggiunse il 12 maggio che è bene di narrare. — Fosdinovo era allora presidiato da 70 cacciatori sotto il comando del Tenente Pietro Bianchi. A un’ora pomeridiana circa del detto giorno, quell’ufficiale scorse sul colle, denominato la Piana di Iacopino sulla Spolverina, un assembramento di molti armati, che giudicò di presso a 120. Senza frapporre indugio, mandò una pattuglia a riconoscerli, ed intanto allestì una parte del distaccamento onde marciare contro di loro, lasciando il restante a guardia del paese e delle strade di Sarzana e Caniparola. Poco tempo dopo poté vedere, che la pattuglia aveva guadagnato il così detto Colle lungo, e il rumore della fucilata l’avvertì che era alle prese col nemico. Allora con 32 uomini accorse in rinforzo della detta pattuglia che componevasi di 10 uomini, e che disciolta in catena faceva testa e teneva col suo fuoco in rispetto l’avversario. Con somma sollecitudine la raggiunse sul Colle lungo, da dove aperto un vivo fuoco, e poscia spintosi con rapidità all’assalto, obbligò gli invasori a ripiegare ed a ritirarsi sull’altro colle, detto del Bastione sul confine sardo. Non appena occupatolo, il nemico incominciò il fuoco, e sebbene contro di lui si agisse con doppio ardore, ciò non ostante, siccome vi si teneva fermo, fu spedito con un distaccamento il sergente Secchi a snidarnelo; il che prontamente fu eseguito, avendo il Secchi co’ suoi alla corsa, ed emettendo dei Viva all’Altezza Reale di Francesco V, salito quell’erta altura, donde alla baionetta scacciò il nemico che si volse in precipitosa fuga sopra Ortonovo. Mentre questo avveniva, giungeva sulla strada carrozzabile verso Castelpoggio, e precisamente sul punto detto Lama della Carancola una frotta di altri armati, giudicata di oltre 300 uomini, con bandiere tricolori, condotta da un ufficiale a cavallo, una parte della quale era in uniforme, e l’altra parte in abiti borghesi. Il Bianchi lasciolla avanzare sino a giusto tiro, e allora aperse il fuoco contro di essa, cui risposero i nemici con vigoria, ma senza effetto, poiché i loro proiettili non arrivarono sino ai nostri soldati che avevano armi di precisione. Il nemico erasi schierato sui colli che si denominano di Spolvero; ma molestato dal fuoco de’ nostri, ed avendo avuto alcuni morti e feriti, fra i primi dei quali uno dei portabandiera, dové cedere e ritirarsi. Appena riseppesi l’accaduto, il Tenentecolonnello Casoni aveva fatto avanzare verso Fosdinovo il posto di Ceserano, comandato dal Capitano Forghieri in appoggio del Bianchi, ed egli stesso colla 10ª e con metà della 9ª compagnia cacciatori, e con un pezzo di artiglieria erasi posto in marcia per coprire Ceserano, e avanzarsi ove fosse stato d’uopo; ma quivi giunto, avendo inteso che tutto era finito col vantaggio degli Estensi e colla fuga del nemico, retrocedettero a Fivizzano. (Giornale della R. D. Brigata Estense, pag. 53)]. Protestiamo inoltre contro le conseguenze tutte deducibili degli atti stessi, e contro le qualisivogliano usurpazioni ulteriori, che fossero per proseguirsi in danno nostro e dei nostri fedeli sudditi."
Bibliografia
- Storia della Rivoluzione Italiana di Paolo Mencacci
- Un paese del comune di Carrara con mille anni della sua storia di Don Angelo Ricci. Edizioni Centro Studi storia locale, 1984
Commenti
Puoi seguire questa conversazione iscrivendoti al feed dei commenti a questo post.