I ritrovamenti delle Grotte della Gabellaccia, avvenuti all'incirca venti anni fa, come abbiamo gia detto sono ascrivibili al periodo del neolitico e sono composti da punte di lance e ceramiche. Sono pochi resti ma significativi perché raccontano la presenza dell’uomo preistorico sulle nostre montagne. Purtroppo dopo varie ricerche non abbiamo ancora idea di dove siano conservati effettivamente questi reperti, chi dice si trovino presso l'Istituto di Geologia dell'Università di Pisa oppure presso la Sovrintendenza della stessa città, ma non molliamo e andiamo avanti nell'indagine. Nel frattempo Enrico Dolci ci ha gentilmente concesso l'autorizzazione di pubblicare sul blog i disegni di alcuni di questi reperti tratti dal suo libro "I paesi del marmo".
Per capire meglio la storia degli insediamenti tanto misteriosi ma cosi vicini al paese, aggiungiamo alcuni passi di una tesi tesi in architettura: "Le fornaci a calce di epoca pre-industriale nel territorio della Lunigiana Storica" Relatore: Prof. Luigi Marino Correlatore: Fabio Baroni Autori: Maria Beatrice Gavarini Roberto Pedicone - Università degli Studi di Firenze - facoltà di Architettura.
"tracce di insediamenti stagionali, probabilmente ricollegabili alla pratica della transumanza, sono emerse a Candalla, a Grotta dell'onda (Camaiore) e alla Tecchia della Gabellaccia (Carrara). I pastori dell'età del Rame hanno lasciato ancora qualche punta di freccia e di diaspro rosso nelle poste di caccia dei valichi, ma è evidente che la loro alimentazione era basata principalmente sull'allevamento e su un pò di agricoltura"
"Tracce di abitati sono state rinvenute nei castellari di Zignago, Pignone, Pieve S. Lorenzo, Gabellaccia, Grotta dei Pipistrelli, della Guerra (Corfino), Camporgiano, Buca di Castelvenere (Gallicano). Una più intensa frequentazione del territorio è documentata per il periodo successivo, identificabile con la media Età del Bronzo (XVI- XIV sec. a. C.); è proprio a partire da questo periodo che, in tutta la regione, mentre continua l'utilizzazione delle grotte, in particolare nell'area apuana, iniziano a svilupparsi piccoli insediamenti posti su sommità collinari. Benché naturalmente arroccati e quindi difendibili, questi villaggi dovevano servire soprattutto al controllo di territori destinati alla principale attività economica del tempo, l'allevamento. Taluni siti posti sulle vette più alte potevano essere soltanto alpeggi temporanei per il pascolo estivo. Verso la fine dell' Età del Bronzo la regione appare più densamente popolata e si trovano i segni della presenza umana sia nelle grotte sia nei Castellari: Castellaro di Renzano, pieve di S. Lorenzo, Minucciano, Grotta delle Felci di Equi Terme in Alta valle Aulella, Tecchia della Gabellaccia e Monte Lieto in Versilia, Forcola,"
Definizione di Castellaro (Sempre estrapolata dalla tesi)
"In Liguria e in Lunigiana il toponimo Castellaro è tuttora molto diffuso ed è certamente il nome di luogo che con più sicurezza ha guidato gli archeologi a riconoscere un certo tipo di insediamento. Infatti, si è notato da tempo che i Castellari noti sono tutti relativi a sommità di colline attualmente quasi sempre disabitate ma in cui si rinvengono resti protostorici. Varie ipotesi sono state fatte sull'origine del toponimo ritenendola ora ligure ora latina. Nel concreto si deve rilevare che i Castellari non sono fra loro tutti uguali designandosi così sia cime piccole che grandi, di bassa ed alta quota, frequentate sul finire dell'Età del Bronzo o nell'Età del Ferro. Forse, il toponimo, per i Liguri dell'epoca significa semplicemente altura o, meglio ancora, altura abitata e questa ipotesi ben si concilia con i dati archeologici di quei Castellari che non hanno mai avuto strutture difensive, ad esempio cinte in pietra, e sembrano interpretabili come luogo di controllo dei pascoli in altura, Nel periodo delle guerre con Roma alcuni Castellari ovviamente divennero luoghi di resistenza e rifugio dai pericoli. Infine, il toponimo Castellaro, che designa appunto siti protostorici, non va confuso con toponomi apparentemente simili come Castello o Castelvecchio che, in Liguria, indicano siti sommitali e che, a differenza dei castellari, oltre ad aver sempre avuto cinte difensive sono stati frequentati fra la tarda antichità (V- VI secolo d.C.) e la fine del Medioevo ed oltre ancora."
Infine per sottolineare l'importanza del sito ma anche la pertinenza dell’iniziativa intrapresa con la "petizione" portiamo alcuni esempi:
L'articolo 73 del regolamento del Parco Regionale delle Alpi Apuane elenca tra i siti e le cavità d’interesse archeologico, paletnologico e paleontologico anche le Grotte della Gabellaccia (Carrara). Per queste stabilisce qualunque visita alle cavità carsiche deve essere preceduta da comunicazione scritta al Parco, da inviarsi anche via fax, contenente la specificazione del luogo, della data e degli orari, a firma del responsabile dell’escursione. Quindi che "E’ vietato introdursi e stazionare, senza autorizzazione, presso grotte, ripari sotto roccia e altri analoghi siti, in cui sono presenti depositi conosciuti d’interesse archeologico"
Sempre riguardo all'ente parco, troviamo un ulteriore riferimento nel "Piano", che indica tra le relazioni storico-culturali da valorizzare "relazioni tra nuclei e beni puntuali isolati: Castelpoggio e area archeologica della Gabellaccia".
Anche la Provincia di Massa-Carrara nel "Piano territoriale di coordinamento" censisce le Grotte della Gabellaccia tra le localizzazioni di interesse antropologico, paleontologico, speleologico, alpinistico.
Ringraziamo OTTOPASSI autore dell'omonimo blog www.ottopassi.splinder.it e Enrico Dolci per la preziosa collaborazione.
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