Il castagno con il suo frutto è sempre stato una fonte di sussistenza importantissima per l'economia di Castelpoggio sin dai tempi antichi ha aiutato anche a superare periodi di carestia e guerra che avrebbero rischiato di produrre uno spopolamento irreversibile del borgo. Non a caso viene universalmente chiamato il pane dei poveri. Castelpoggio è letteralmente avvolto da ettari ed ettari di castagni che per gli abitanti hanno sempre significato: alimento tramite i sui frutti "le castagne", combustibile tramite il legname da ardere e ristoro per la fresca ombra estiva che donano al bosco.
Le castagne possono essere consumate in vari modi, prendiamo in esame quelli più tradizionali a Castelpogggio:
Castagna cruda (passeggiando nel bosco è d'obbligo, togliersi il languorino all'istante, sbucciando una castagna )
Le mundine (castagne arrostite al fuoco su una padella forata ad arte)
I baduci (castagne lessate in un grosso pentolone insieme a qualche foglia di alloro)
I guscion (castagna, seccata in canniccio, da succhiare come una caramella)
Sotto forma di farina (con le varie ricette derivate da essa, frittelle, castagnacci, torta di cian ecc.)
La farina
La produzione di farina, secondo il procedimento che si usa a Castelpoggio, è tra i più antichi ma anche faticosi e laboriosi. Già settimane prima il proprietario comincia a pulire la sua porzione di bosco, in modo tale che sia più facile e veloce raccogliere le castagne, in pratica si bruciano le foglie secche, raccolte in grossi cumuli oppure si portano le stesse a qualcuno che possiede animali da stalla, che le userà come lettiera. Giorno per giorno si continua la raccolta seguendo anche la pulitura del terreno, poi la castagne vengono scelte, scartando le eventuali bacate, e portate al "canniccio". Il canniccio non è altro che una capanna di solito adiacente alla casa del contadino oppure isolata nel bosco vicino al luogo di raccolta delle castagne. Lo spazio interno è diviso da un soppalco di legno, cui pavimento è formato da bastoncini rotondi di castagno, messi l'uno accanto all'altro sul quale le castagne vengono stese uniformemente, fino ad uno spessore di 50 cm. Nella parte inferiore, sotto il soppalco, si accende il fuoco, che poi deve essere alimentato giorno e notte per far si che il calore ed il fumo facciano seccare le castagne. Il fuoco è formato da grossi "thiocchi" (tronchi di legno secco, rigorosamente di castagno), con cui viene acceso il fuoco, poi coperto con la "pula" (la buccia tolta castagne seccate l'anno prima), questo per evitare che la fiamma si innalzi troppo. Oltre che vigilare il fuoco il contadino deve muovere periodicamente le castagne per ottenere una seccatura uniforme. La procedura di essiccazione dura circa 30-40 giorni, dopodiché viene spento il fuoco e con un lungo bastone vengono spostati alcuni bastoncini, in modo che le castagne cadano giù, in sacchi posti sotto la fessura aperta. Quando le castagne sono secche devono essere sgusciate tramite la "battitura", che si effettua tramite robuste "mazzeranghe" con cui i frutti secchi vengono percossi energicamente fino a che la buccia delle castagne, ormai secca, si separa dal frutto (guscion). Dopodiché si dovranno separare i guscioni dalla pula e il prodotto sarà pronto per essere portato al mulino per la trasformazione in farina. Oggi invece della battitura manuale si usa una spece di macina che tramite un ventilatore posto nella parte finale separa già la pula dalle castagne, in ogni caso dei pezzetti di buccia rimangono attaccati ai guscioni, per affinare la pulitura quindi si usa il "bugdiol" un attrezzo artigianale costruito con legno di castagno.
Il Mulino
Purtroppo, nonostante la tradizione di Castelpoggio per la raccolta di castagne e la produzione di farina, in paese non esisteva, almeno anticamente, un mulino. Castelpoggio quindi ha dovuto, per molti anni, dipendere da altri paesi per eseguire l'ultima fase della produzione di farina dolce. Alla fine del 1800 infatti dal registro della Contabilità della vicinanza di Castelpoggio si evince che il Paese pagava a Gragnana per l'affitto del mulino la somma di 21 Lire annue. Non molti anni più tardi Castelpoggio riuscì a costruirsi un mulino e quindi a liberarsi dall'affitto dovuto allo Stato ed a Gragnana. Veniva chiamato "l'mulin d'Flì" perché apparteneva ad un certo Filippo Ricci di Castelpoggio, non è molto vicino al paese, probabilmente vi si portavano le castagne aiutati dai muli. Esiste tuttoggi la costruzione con all'interno la macine ancora intatte, mentre fuori sono visibili i canali di scolo. Per raggiungelo si puo passare sia dal sentiero che va a Casano sia dalla località "la uida" (in zona agricola). (Novità sul Mulin d'Flì)
La festa
Da anni è usanza a Castelpoggio organizzare la festa della “mundine”, ultimamente la festa viene celebrata, , nella piazza principale del paese, i primi fine settimana di novembre o durante la festa dei Santi. Un ottimo motivo per conoscere il paese, gustare i prodotti tipici derivati dalle castagne allietati da un bichiere di vino della zona e far festa con gli ospitali abitanti del borgo.
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Ti ringraziamo ancora una volta per il significativo contributo, spero che non sia l'ultimo visto la competenza e l'amore per il paese che dimostri. Ti invitiamo a postare quando vuoi sul blog ed a scrivici una mail se voui contribuire con più efficacia al progetto per la valorizzazione del paese.
Scritto da: castelpoggio | 01 novembre 2006 a 10:10
Sono immensamente felice, di aver contribuito con questa informazione ad allargare le conoscenze per la costruzione della storia di Castelpoggio. Del "Mulin da Flì", mi avevano parlato sia delle donne anziane,che una mia amica mentre stavo lavorando sull'origine dei toponimi di Castelpoggio. Mia nonna ed anche alcuni suoi fratelli, sono nati a Castelpoggio dove avevano una casa. Durante l'anno vivevano in Campocecina, dove il bisnonno era capo cava con "Karlaz" Fabbricotti. A quel tempo le famiglie erano numerose, e quando la bisnonna era vicina alla data del parto, scendeva a Castelpoggio, dove poteva contare su di una assistenza adeguata.
Scritto da: | 01 novembre 2006 a 00:55
Effettivamente esisteva un mulino, oggi stesso ho aggiornato il post con altre informazioni. Spero presto di poter visitare il luogo di persona e documentare il tutto con foto e interviste.
Grazie della dritta.
Scritto da: castelpoggio | 29 ottobre 2006 a 19:00
Grazie mille dell'informazione, farò un'accurata ricerca sul campo e un indagine per verificare quest'importante particolare. Risulta che tra il 1750 ed 1800 Castelpoggio pagava l'affitto del mulino alla vicinanza di Gragnana però è possibile che il mulino di cui parli sia di più recente costruzione o addirittura più antico.....
Scritto da: castelpoggio | 27 ottobre 2006 a 09:13
Ho notizie da persone ormai vecchie o scomparse, che esiteva un mulino, anzi esiste ancora e al suo interno ci sono le macine ancora intatte. Il mulino in questione è chiamato:" 'L mulin da Flì, che dovrebbe stare per Filippo". Qualche anziano in paese se lo dovrebbe ricordare. So che un'amica diversi anni fà, voleva promuovere un'iniziativa per poter recuperare almeno le macine.
Scritto da: | 27 ottobre 2006 a 01:46