Dai Re Magi alla cara vecchietta con scopa e carbone Mentre la citta', tutta, si sta preparando a festeggiare l'Epifania, l'insegnante Cristina Purger Lattanzi, da sempre attenta alla storia locale e alle tradizioni rivolte ai piu' piccini, ha effettuato una singolare ricerca sulla storia della cara vecchietta. Dagli archivi della parrocchia della Sacra Famiglia e dalle tetimonianze dirette raccolte fra gli anziani dei paesi a monte, Cristina Purge ha ripercorso la storia di una delle feste piu' amate dai bambini. "La Chiesa conclude il 6 gennaio il ciclo delle feste natalizie con il giorno dell'adorazione dei Re Magi - scrive Purger in un resoconto -. La fantasia popolare ha sovrapposto al racconto religioso fiabe e leggende attribuendo alla Befana, personaggio simbolico immaginato come una vecchietta, il compito di portare doni". Nei paesi a monte A Carrara, in particolare nei paesi a monte l'Epifania era vissuta come un fatto straordinario. I bambini appendevano alla catena del canniccio o del camino in cucina le calze vuote confezionate dalle nonne con quattro ferri e lana di pecora o con vecchie stoffe a righe (quelle adoperate per le "scodrze" dei materassi ) ed aspettavano con ingenua fiducia che la vecchina le riempisse di cose buone. La chiamavano prima di andare a letto o Befana tu che sei una dama, tu che sei una sposa, gettami qualcosa... Le calze venivano riempite con fichi secchi, noci, nocciole, castagne e mandarini e piccole bambole di cenci che le mamme preparavano con ritagli di vecchie lenzuola e ciuffi di stoppa per i capelli. L'origine del carbone Il carbone era un capitolo consistente nella vita dei paesi a monte. Generazioni di carbonari si sono succedute intorno al mondo misterioso della carbonaia, vivendo per mesi, nei boschi lontani dalla civilta'. La carbonaia costruita con la legna era una specie di emisfero ricoperto di terra battuta e zolle erbose. La legna veniva bruciata lentamente senza fiamma e trasformata cosė in carbone . Una vecchia leggenda voleva che la Befana, traversando i boschi nei suoi viaggi si fermasse proprio nelle carbonaie abbandonate a prendere qualche tizzone da mettere nelle calze dei bambini disubbidienti. I p'fani A Castelpoggio la tradizione della Befana e' molto sentita. E' ancora in uso di travestirsi con lunghe gonne, gobbe, scialli e vecchie scope ed andare di casa in casa a contare antiche nenie tramandate accompagnandosi con fisarmoniche e coperchi usati come strumenti musicali. Anche gli uomini partecipano spesso al travestimento tingendosi il viso con nero funo e mettendosi un fazzoletto in testa. La tradizione dei p'fani unisce gli abitanti del paese facendo accorrere anche forestieri e contribuisce a fare iniziare l'anno in allegria. Anche i bambini si travestono e vanno dietro ai grandi scongiurando cosė nella certa paura che hanno della Befana che identificano, a volte, con la cattiva Barbantana. I P'fani, una volta, sollecitavano con i loro canti offerte come vino, salsiccie e pane. Dal quotidiano LA NAZIONE (cronaca di Carrra)